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LEGGERE UNA IMMAGINE - Gregory Crewdson

Ferrara.Carlo

Moderatore

#1 25/06/2019, 11:37
Punteggio commenti: +28

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Foto allegata

di Ferrara Carlo, moderatore.
Ciò che leggerete non vuole assolutamente essere esaustivo. Si propone di stimolare una ricerca personale, ove ci sia interesse per l'autore trattato, o più in generale un invito ad esplorare la vita e le opere di autori più o meno famosi. Non è neanche necessario che siano fotografi. Pittori, scultori, pubblicitari... purchè producano immagini.
Non vuole neanche essere una tavola della legge. Ogni autore ha le proprie idee e vive la fotografia come meglio crede.
Oggi vi racconto di Gregory. Un autore americano contemporaneo dal quale si può imparare molto. Per farlo vi invito ad osservare l’immagine proposta. Prendetevi almeno 5 minuti per osservarla a schermo intero e studiarla prima di continuare: ………………………………...................................................... Lo avate fatto? Altrimenti vi siete rovinati la sorpresa!!!! Ok. Ciò che vedete, non esiste veramente. Ciò che vedete è un set, allestito all’ interno di un capannone. La neve è posticcia, creata artificialmente e sistemata a piacere. La donna e la bimba, sono attrici. Le luci sono totalmente artificiali. Ogni minimo dettaglio è stato valutato. Pensate che alcuni dettagli (come una lampada accesa, vicino alla porta) sono stati inseriti in fase di costruzione e tolti poi, in post produzione. Per allestire il tutto sono servite 24 persone. Il fotografo Gregory, spesso, non compie neanche il gesto di premere il pulsante di scatto, ma ha un assistente alla fotografia che lo fa per lui. Lui dice semplicemente: ”SCATTA”. La foto è nei suoi occhi. La sua macchina fotografica è un banco ottico a lastre digitali e le sue stampe hanno un lato lungo di stampa che varia da 2 a 3 metri. La stampa dell’ immagine che vedete è stata venduta per più di 100mila euro.
Molti di voi potrebbero dire:” questa non è fotografia”. Invece, per me, questa è la massima espressione della fotografia. La massima espressione dell’ idea di fotografia. “Coglire l’ attimo” è una mera fantasia, un mero modo di dire. Quando “cogliere l’ attimo” lo si intende come l’alzare la macchina e scattare. Perché effettivamente tutti noi cogliamo un attimo, tra mille attimi necessari alla costruzione della nostra immagine. Così Gregory coglie “L’istante Perfetto” (titolo di un suo bellissimo lavoro che vi invito a visionare su Youtube). L’istante perfetto arriva dopo ore di preparazione, di studio, di passione. E’ il momento di “SCATTA”, l’unico momento perfetto, quando tutto è in equilibrio, quando noi siamo in equilibrio, quando i nostri occhi il nostro cervello ed il nostro cuore sono allineati. Solo quello.
Apprezzare questo concetto è molto importante. La differenza tra “Coglire l’attimo” e “L’istante perfetto” è fondamentale. E’ ciò che può permetterci di fare il salto di qualità.
Apro solo una parentesi, per chi potrebbe avanzare disquisizioni sulla Street o sul Reportage. Anche in questi casi nessuno “coglie l’attimo” ma tutti cercano “l’ istante perfetto”. Pensiamo ad un classico: cartellone pubblicitario che interagisce con la figura umana… La costruzione parte già con la scelta del cartellone. E’ conscia o inconscia, ma resta una costruzione. Poi serve attendere il “personaggio casuale” giusto per creare l’interazione. Quindi nessuno coglie l’attimo, ma aspetta l’istante perfetto. La reportaggistica, si comporta allo stesso modo; l’evento giusto nel posto giusto. Non è questa una “costruzione”? La differenza tra fotografie scattate per cogliere l’attimo e fotografie che mostrano l’istante perfetto è sempre evidente.
Gregory parte con una idea. L’idea prende forma mentre allestisce il set. Modifica continuamente, si trasforma, evolve o regredisce. Le sue immagini sono difficilmente catalogabili (come del resto tutta la fotografia n.d.r.) perché spaziano dal concettuale all’estetico dal ritratto al paesaggio in una fusione omogenea.
In questa immagine specifica l’idea parte dal film Psycho. Da un Motel. Parte così ed arriva assolutamente altrove. Ma come dice lo stesso Gregory: “…..in that particular case, for me that was the starting point. I started thinking of motel rooms, and I thought of that motel room in Psycho. But that was just a starting point, and through the process of making the picture, the picture changed. I think subconsciously we all have a connection to that imagery and a certain kind of dread.
” --- “…..in questo caso particolare, per me era il punto di partenza. Ho iniziato a pensare alle stanze dei Motel, e ho pensato a quella stanza del Motel in Psycho. Ma questo era solo un punto di partenza, e attraverso il processo di creazione dell'immagine, l'immagine cambiata. Penso che inconsciamente tutti abbiamo una connessione a quella immagine e un certo tipo di terrore.”
Cosa racconta Gregory con la sua fotografia? Tutto e nulla. Un istante perfetto di una scena che deve e vuole lasciare spazio alla fantasia dello spettatore. Uno stimolo per noi, diciamo una specie di regalo.

Ferrara.Carlo

Klizio

#2 26/06/2019, 11:44
Punteggio commenti: +84

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Tanti gli spunti di riflessione che ci offri Carlo.
Partiamo dall'"idea".
C'è sempre un idea alla base di uno scatto. Vedo una foglia per strada, esempi Qui e QUI e quella foglia mi trasmette un qualcosa di particolare e da li nasce l'idea di inserirla in una composizione che trasmetta quel mio sentimento iniziale, uso un particolare pdr, uso lo sfocato, aspetto la luce giusta e così via.
Anche nella street è così, solo che quell'idea è "in nuce", è attesa e previsualizzata.
Da qui poi scaturisce il concetto, da te ben espresso, di istante perfetto, ovvero quello in cui la nostra sfera "interiore" si traduce "fuori" davanti all'obiettivo della nostra fotocamera.
Questo straordinario Autore che ci presenti (maestro e forse oggi il più autorevole esponente della Staged Photograpy) dedica a quella "sfera interiore", ovvero al pensiero della foto, una importanza pari alla sua concreta realizzazione. L'idea che ha in mente è ciò che noi dobbiamo poi percepire, così da creare un collegamento immateriale di emozioni, sentimenti. Il "mezzo" - ovvero tutto l'enorme lavoro che c'è tra l'idea e la foto - passa in secondo piano, perché la foto deve arrivare a noi in modo immediato. Il punto è che affinchè tutto ciò sia possibile serve fermare l'istante perfetto, ovvero quello in cui tutti gli elementi, oggetti, luce, posa e recitazione dei soggetti, traducano la sua "sfera interiore".
Ma anche al di fuori di questo particolare genere (la staged photograpy) quel nesso tra idea>istante perfetto c'è sempre in una buona foto.
Diversamente siamo nel mondo del casuale, di una fotografia scattata per vedere cosa si "acchiappa", che può anche venir bene, ma qui si parla solo di fortuna e non di contributo personale dell'autore della foto ed in ogni caso ... spesso i risultati sono abbastanza modesti.
Ecco un altro magnifico esempio di quel "nesso": SpiritoDell'Alaska.
Qui Franco Fratini, in descrizione, scrive: "L'ho seguito più di mezz'ora camminando con lui tenendo il monte Denali sullo sfondo..
Aspettavo che alzasse la testa, ed alla fine mi ha fatto il dono che vedete".
Quel "aspettavo che alzasse la testa" è la sua idea, la sua sfera interiore per la quale ha inseguito l'animale fino al raggiungimento dell'"istante perfetto".
Ma gli esempi potrebbero essere migliaia.
Il punto è che la vera fotografia, quella che possiamo definire tale, presuppone sempre il contributo personale dell'autore, come parte dell'opera, come soggetto immateriale ma presente, tale da potersi cogliere nel momento stesso in cui osserviamo e interpretiamo la foto.
Grazie Carlo per il tuo stupendo articolo, mi ha enormemente coinvolto.
*clap**clap**clap*

Klizio

inimis

Staff

#3 27/06/2019, 00:32
Punteggio commenti: +449

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Mi pareva di aver già commentato, che è successo?

inimis

MacLeod

#4 27/06/2019, 17:18
Punteggio commenti: +56

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Ti ringrazio Carlo per aver proposto questo artista. Ritengo il suo modo di fotografare, quanto di più vicino alla pittura. Di fatto, il pittore ha la possibilità di aggiungere o togliere particolari e oggetti nella sua composizione quando vuole, segue una visione immaginaria, pensata e visibile solo a lui. Nei ritratti, nei paesaggi, vengono aggiunti particolari che sono solo nella fantasia del pittore, una sceneggiatura in continua evoluzione. Gregory opera, per quanto le due arti siano dissimili, nello stesso modo del pittore, aggiunge, sposta, modifica crea una scena che lui ha immaginato, crea appunto, realizza un sogno, racconta un momento, è capace di catturare le emozioni dello spettatore e di proiettarlo in un meraviglioso mondo fantastico, questa non è solo fotografia.. è arte.!!!

MacLeod

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