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queste pagine sono dedicate alle diverse tendenze ed effetti che si sono sviluppati nell'arte fotografica, molti sono nati per caso, o meglio per errore, di qualche procedimento, che è poi piaciuto e si è creata, appunto una tendenza. Come al solito anche questa non è una guida completa, ma una raccolta che cercheremo di arricchire col tempo e la ricerca.




Bleach Bypass

Nato da un errore di sviluppo della pellicola, ovvero il mancato passaggio di bleaching (sbiancatura) e la conseguente ritenzione dell’argento nei colori nello strato di celluloide, il Bleach Bypass è diventato in poco tempo uno degli effetti più utilizzati in campo cinematografico e video. La ritenzione delle particelle d’argento nella pellicola genera visivamente un effetto di desaturazione dei colori ed una diminuzione della latitudine di posa, che si traduce in un aumento generale del contrasto. Il primo film in assoluto dove fu utilizzata la tecnica del Bleach Bypass è stato “Ototo” (1960) di Kon Ichikawa. Il regista, assieme al suo collaboratore Kazuo Miyagawa, entrambi ispirati dall’uso del colore visto in “Moby Dick” (1956) nel quale fu interposto un piano di pellicola in B/N nel processo di transfer Technicolor, cercarono di ottenere una risposta dei colori simile ma molto più drammatica. Nonostante la sua precoce applicazione l’effetto rimase misconosciuto fino all’uso che ne fece il direttore della fotografia Roger Deakins in “Orwell 1984” (1984) di Michael Radford. Da allora le pellicole nelle quali è stata utilizzata questa tecnica sono innumerevoli, gli esempi più recenti non possono che andare su “Salvate il Soldato Ryan” (1998) e “Minority Report” (2002) entrambi di Spielberg, “Se7en” (1995) di David Fincher, ed il celeberrimo “300” (2006) di Zack Snyder, ma la lista potrebbe andare avanti per pagine. Ognuno dei film dove è stata utilizzata questa tecnica di colorazione (in questo caso dovremmo scrivere decolorazione) ha una sua peculiarità estetica, la cosa in comune che invece balza all’occhio è che non si tratta di film sentimentali, nel senso classico del termine intendiamo. Questo deve far pensare da subito che tale tipologia di Color Grading enfatizza l’aspetto drammatico delle scene. L’emotività generata dalla visione di immagini alle quali è applicato il Bleach Bypass è tale che solo in un film dalle tinte forti può rendere al meglio. Questo non significa che non possa essere utilizzato in un film d’amore, ma bisogna essere consapevoli che la luce ed il colore sono informazioni molto importanti per il nostro cervello e che ad ogni tipo di risposta luminoso/colorimetrica viene associato, per natura o per cultura, un messaggio. Il Bleach Bypass si rivela quindi una carta molto importante nelle mani del direttore della fotografia e del regista, aiutandoli ad esprimere sensazioni con il solo uso del Color Grading. Il Bleach Bypass è utilizzato talvolta nel flashback o nei racconti di storie passate, lo scoloramento in questo caso è impiegato per descrivere un ricordo sbiadito e lontano nel tempo e nella mente. Dal punto di vista prettamente tecnico si può affermare che un buon Bleach Bypass nasce in realtà già in fase di ripresa; il Regista ed il Direttore della Fotografia devono avere consapevolezza di questo così da scegliere luci, locations, scenografie, costumi ed inquadrature adatte allo scopo ed al tipo di estetica che dovrà avere il film. Nel noto “300” il regista Zack Snyder ed il Direttore della Fotografia Larry Fong hanno letteralmente plasmato ogni luce, ogni inquadratura, ogni espressione del viso e dei muscoli corporei degli attori per ottenere lo strepitoso livello estetico raggiunto. Non basta quindi disporre del miglior software ed hardware del mercato per ottenere un prodotto di così alto livello, occorre pianificare e piegare praticamente tutta la produzione al risultato finale. La procedura che permette di ottenere l'effetto Bleach Bypass in Photoshop è in realtà molto semplice e, come sempre, l'estrema versatilità offerta dagli strumenti di elaborazione permette di modulare l'effetto in maniera precisa e affine al proprio gusto personale ed alle caratteristiche dell'immagine di partenza. Sarà infatti sufficiente modificare il metodo di fusione o l'opacità del livello per modificare l'intensità dell'intervento. L'esperienza e la pratica saranno, come sempre, la nostra migliore guida. Questi i passaggi: duplicare il livello di sfondo desaturare completamente il nuovo livello portando la saturazione al valore di -100 nella finestra Tonalità/Saturazione (oppure menù Immagine=>Regolazioni=>Togli saturazione o Maiusc+Ctrl+U su PC) modificare il metodo di fusione in sovrapponi regolare l'opacità del livello originale per ottenere il giusto grado di desaturazione utilizzare un livello di regolazione curve per eventuali interventi di correzione della luminosità generale Semplicemente variando il metodo di fusione è possibile ottenere risultati molto diversi. Ad esempio si può utilizzare il metodo moltiplica anziché sovrapponi, ottenendo un diverso contrasto ed un'immagine probabilmente scura sulla quale applicare una curva "a pancia in su". E' naturalmente anche possibile combinare più livelli con differenti metodi di fusione, modulandone l'opacità (ad esempio un primo livello con metodo sovrapponi e opacità 70% ed un secondo livello con metodo moltiplica e opacità 30%). L'utilizzo del controllo curve permetterà sempre di regolare luminosità e contrasto generale dell'immagine finale.




Bianco e nero - Robert Carr

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