Il flusso digitale

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Versione delle 15:37, 28 feb 2012, autore: Cristian (Discussione | contributi)
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Il processo di digitalizzazione e di gestione dell’immagine

Quest’area vorrebbe raccogliere gli elementi di base di tutte le varie sezioni che vengono approfondite in questo spazio (input, output, elaborazione). Nella realtà, però, così facendo rischieremmo di ripetere, inutilmente, molti dei concetti che esprimiamo negli altri capitoli, e non ha senso vista che l’interattività di Internet consente facilmente di passare da un argomento all’altro senza imporre una lettura sequenziale. C’è però ancora qualcosa da dire sul concetto del flusso, per poter rispondere a tutte quelle domande che hanno, alla base, il dubbio per eccellenza: conviene passare al digitale?

Per poter rispondere senza apparire come "consiglieri di parte", ma come valutatori obiettivi, bisogna fare una serie di considerazioni di base. La prima sta appunto nell’uscire dalla competizione e dall’effetto "schieramento": essere a "favore" o "contrari" al digitale non porta a nulla e, specialmente, non fa guadagnare clienti e accrescere il fatturato. Quello che il mercato sta richiedendo è di poter disporre di strumenti per comunicare con maggiore flessibilità, dinamicità, rapidità, efficienza; il fatto che la tecnologia digitale risponda a questo requisito non deve confonderci: si sta parlando di un mezzo, non di un fine.

Il flusso digitale è più importante dei singoli elementi dell’input, dell’output, dell’elaborazione. L’importante è entrare nel circuito digitale, e bisogna comprendere che non sempre l’ingresso avviene sempre dalla stessa "porta". Il flusso digitale non è rappresentabile — considerando una metafora grafica - da una strada a senso unico, e nemmeno da una strada a doppio senso: a volte si "entra" nel circuito dalla parte iniziale del percorso, a volte dal fondo, a volte a metà strada. Per alcune operazioni, la fase di input è quella più impegnativa e costosa (pensate all’impegno necessario per la digitalizzazione di un archivio di 1 milione di immagini), a volte i "documenti" sono già in formato digitale, ma lo sforzo sta nell’indicizzarli, per poterli recuperare; a volte, invece, il problema è eseguire in automatico delle lavorazioni di modifica delle immagini, oppure eseguire delle stampe.

Di una cosa bisogna essere certi: che il digitale non è vantaggioso perché, apparentemente, ci permette di risparmiare delle lavorazioni o dei materiali, ma perché ci consente di lavorare con una logica produttiva ottimizzata e più rapida ed efficiente, ci permette di raggiungere il risultato potendolo "pilotare" e "misurare" con maggiore precisione, ci elimina di colpo una serie di colli di bottiglia. Un singolo elemento digitale all’interno di un flusso analogico può portarci piccoli vantaggi, ma il vero guadagno l’abbiamo quando la gestione digitale diventa predominante, se non globale. Se, come vedremo più avanti, possiamo equiparare l’immagine ad un’informazione (nel senso più stretto, ovvero come viene interpretata da un computer: dati da memorizzare e da rendere disponibili quando richiesti), bisogna comprendere che, alla base della gestione delle informazioni digitali - il mondo che in gergo viene definito Information Technology —, si sta vivendo la più importante rivoluzione economica dopo quella industriale. Ormai, anche in Italia, è consolidato lo scenario di un nuovo modo di intendere l’economia (denominata New Economy, o Digital Economy), che si basa sul potere derivato dalla capacità di disporre di strumenti per monitorare, elaborare, integrare i dati che sono il frutto delle attività commerciali ed aziendali.

L’immagine si integra sempre di più in questi processi di gestione dell’informazione, purché possa essere fruita tramite mezzi informatici (e quindi deve essere digitale): dobbiamo essere in grado di rispondere a questa convergenza di media, che è la reale richiesta del mercato, e lo potremo fare al meglio se impareremo ad essere noi stessi utenti diretti di un flusso di informazioni digitali; ne potremo scoprire i vantaggi, le difficoltà, i limiti, sapremo quali sono i reali obiettivi di questa evoluzione/rivoluzione.


Il computer come elemento centrale del processo digitale

Esiste un problema che deve essere ancora risolto: il rapporto psicologico nei confronti del computer che finora è stato associato, specialmente dai professionisti che hanno scelto percorsi di creatività come i fotografi, ad un’attività fredda, fatta di conti e di calcoli incomprensibili, di processi di automatismi. Il problema è che, escluse poche eccezioni, che non fanno altro che confermare la regola, la forma dei computer si è ammorbidita, la potenza è cresciuta, ma sostanzialmente essi sono rimasti molto simili a quei computer che una volta potevano fare solo i conti, e che si trovavano solo negli uffici, nelle banche, negli enti e negli istituti. Se pensiamo ai "computer" come a dei "computer", la freddezza prevale, inossidabile, e non sarà certo un programma multimediale o un collegamento ad Internet che ci farà cambiare approccio.

La chiave è quella di pensare, finalmente, al computer di oggi come ad uno strumento che quasi nulla ha a che vedere con quello di ieri (ricordate i monitor monocromatici con le scritte verdi-spacca-occhi?). Il computer, oggi, più che una "macchina da calcolo", può essere assimilato in modo simile ad un telefono: qual è il fotografo che si trova a disagio nell’usare il telefono che è, in prima battuta, uno strumento di comunicazione? Il computer è un telefono, ma un telefono così vicino al mondo dell’immagine che ci consente di comunicare anche attraverso le immagini: il web ne è la più lampante dimostrazione. Bando quindi ai vecchi preconcetti, il "telefono-computer-che-comunica-per-immagini" non può non trovare un posto centrale di uno studio fotografico, e non può essere più uno strumento che non trova spazio all’interno della nostra borsa degli "attrezzi" (macchina fotografica, obiettivi, telefono cellulare, computer: la borsa del fotografo, oggi, contiene tutto questo).

Posto centrale del nostro flusso di lavoro, crocevia tra produzione, archivio, spedizione, ricevimento: il computer è il punto di transito del flusso digitale, ed anche del lavoro del fotografo. E non per questo saremo meno creativi, meno capaci di realizzare bellissime immagini, meno affascinanti nel nostro essere interpreti del costume, della cultura, dell’estetica. Semmai, ne potremmo trarre solo dei vantaggi: il digitale, il computer, aggiunge potenzialità e non ci impone, malgrado la sua famosa "rigidità", alcuna rinuncia.

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