Effetti e tendenze

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== Bleach Bypass ==
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Nato da un errore di sviluppo della pellicola, ovvero il mancato passaggio di bleaching (sbiancatura) e la conseguente ritenzione dell’argento nei colori nello strato di celluloide, il Bleach Bypass è diventato in poco tempo uno degli effetti più utilizzati in campo cinematografico e video.
Nato da un errore di sviluppo della pellicola, ovvero il mancato passaggio di bleaching (sbiancatura) e la conseguente ritenzione dell’argento nei colori nello strato di celluloide, il Bleach Bypass è diventato in poco tempo uno degli effetti più utilizzati in campo cinematografico e video.
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== '''Lomografia''' ==
== '''Lomografia''' ==
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== '''Effetto Orton''' ==
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== '''Cross-processing''' ==
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[https://www.youtube.com/watch?v=j3ibdVNfz3gTutorial Photoshop Cross processing]
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== '''Il Bianconero di Russel Brown''' ==
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Questa è la tecnica che prediligo e che utilizzo di più. Russell Brown è un tizio fuori di testa, grande esperto di Photoshop, che gestisce un sito pieno zeppo di interessanti (se capite l'inglese) video sul fotoritocco. Secondo me la sua tecnica produce ottimi risultati in breve tempo, ovviamente dopo la normale rifinitura con curve e livelli. Con una sola regolazione è possibile sbilanciare completamente la foto, consentendo quindi un buon controllo anche se non minuzioso come gli ultimi strumenti disponibili, che permettono di lavorare sulle singole bande di colore.
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Questa tecnica nasce per Photoshop, visto che si sposa benissimo con i livelli di regolazione.
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Il concetto è semplice ma potente: si creano due livelli di regolazione: quello sopra, chiamato "desaturazione" serve solo a desaturare l'immagine per renderla monocromatica. Quello sotto, chiamato "filtro", serve per modificare i colori prima della desaturazione, in modo da ottenere la conversione desiderata.
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*Carichiamo in Photoshop l'immagine a colori di partenza, e teniamo visibile (se non l'abbiamo già fatto) la finestra "Lilelli" di Photoshop. Al caricamento esisterà il solo livello base "sfondo" . Se necessario, ritagliamo  la parte che ci interessa, ruotiamo se è leggermente storta, compensiamo la distorsione dell'obiettivo.
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*Creiamo un nuovo livello di regolazione di tipo "tonalità/saturazione", che rinominiamo subito "filtro". Non tocchiamo per ora nessuna delle regolazioni disponibili nella finestra, quindi l'immagine resterà tale e quale. Successivamente, cambiamo il metodo di fusione a "Colore". Questo livello sarà quello sul quale lavoreremo per lavorare sulla conversione in bianco e nero dell'immagine.
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*Allo stesso modo, creiamo un altro livello di regolazione di tipo "tonalità/saturazione", che però rinominiamo "desaturazione", che regoliamo con "Saturazione" completamente a sinistra, quindi a "-100". Al contrario del livello precedente, lasciamo il metodo di fusione a "Normale", com'è normalmente. Questo livello serve solo per desaturare l'immagine, cioè per "eliminare il colore", senza nessuna ulteriore regolazione.
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*L'immagine diventa in bianco e nero: otteniamo la conversione iniziale, ottenuta senza nessuna regolazione, solo desaturando l'immagine con il secondo livello "desaturazione".
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*Adesso viene il bello: cliccando  sul livello di regolazione "filtro" e regolando il solo cursore "tonalità", si cambiano prima della conversione in b&w del livello "desatura", ottenendo risultati anche molto diversi! Semplice ed efficace! Quello che facciamo muovendo il cursore "tonalità" è quello di "spostare" i colori, e quindi la conversione finale è diversa.
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*Ovviamente possiamo tornare sull'impostazione di "tonalità" ogni volta che vogliamo, visto che abbiamo utilizzato un livello di regolazione. Basta cliccare due volte sull'icona del layer "filtro" e subito si riapre la finestra "tonalità/saturazione".
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I risultati solitamente sono molto buoni e soprattutto abbastanza "naturali", però possono essere spinti fino ad ottenere foto strane ed innaturali. Poiché si ha a disposizione un solo controllo, bisogna bilanciare la conversione nella sua interezza, quindi è necessario stare attenti a tutte le aree di colore dell'immagine. Ad esempio, se si vuole ottenere un cielo molto scuro in un paesaggio, bisogna anche fare attenzione che altri elementi (prati, rocce, ...) non abbiano toni innaturali.
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*Ovviamente, dopo la conversione in b&w sarà necessario utilizzare livelli e curve, sia globalmente che localmente, per controllare contrasto e luminosità dell'immagine finale.
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Una possibile e naturale estensione a alla tecnica di Russell Brown è quella di modificare la tonalità  finale) per ogni singola banda di colore, tra quelle disponibili nella finestra "tonalità/saturazione". Un ulteriore grado di libertà per interventi mirati, specialmente quando nell'immagine ci sono elementi con aree omogenee di colore.
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Altre varianti utilizzano livelli di regolazione di tipo diverso da "tonalità/saturazione" per il livello "filtro". Nulla vieta infatti di modificare i colori prima della desaturazione del livello "desaturazione" mediante altri controlli. Ad esempio, possiamo utilizzare un livello di riempimento di tipo "filtro fotografico" e di impostare il metodo di fusione  sempre a "Colore". Nella finestra che si apre si può scegliere il colore in base all'effetto desiderato sull'immagine. Si tratta di una variante che ricorda molto l'utilizzo dei filtri colorati per il bianco e nero con la pellicola. Il suggerimento viene dal thread del tutorial "metodo Russell Brown", da fotocommunity.it.
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[https://www.youtube.com/watch?v=Ce1l514eks8Tutorial metodo Russel Brown]

Versione attuale delle 16:08, 24 feb 2014



queste pagine sono dedicate alle diverse tendenze ed effetti che si sono sviluppati nell'arte fotografica, molti sono nati per caso, o meglio per errore, di qualche procedimento, che è poi piaciuto e si è creata, appunto una tendenza. Esistono una marea di effetti che si possono aggiungere ad un immagine dopo lo scatto in fase di post produzione e noi come al solito, anche questa non è completa, ma una raccolta che cercheremo di arricchire col tempo e la ricerca.




Indice

Bleach Bypass

Bleach Bypass

Nato da un errore di sviluppo della pellicola, ovvero il mancato passaggio di bleaching (sbiancatura) e la conseguente ritenzione dell’argento nei colori nello strato di celluloide, il Bleach Bypass è diventato in poco tempo uno degli effetti più utilizzati in campo cinematografico e video. La ritenzione delle particelle d’argento nella pellicola genera visivamente un effetto di desaturazione dei colori ed una diminuzione della latitudine di posa, che si traduce in un aumento generale del contrasto. Il primo film in assoluto dove fu utilizzata la tecnica del Bleach Bypass è stato “Ototo” (1960) di Kon Ichikawa. Il regista, assieme al suo collaboratore Kazuo Miyagawa, entrambi ispirati dall’uso del colore visto in “Moby Dick” (1956) nel quale fu interposto un piano di pellicola in B/N nel processo di transfer Technicolor, cercarono di ottenere una risposta dei colori simile ma molto più drammatica. Nonostante la sua precoce applicazione l’effetto rimase misconosciuto fino all’uso che ne fece il direttore della fotografia Roger Deakins in “Orwell 1984” (1984) di Michael Radford. Da allora le pellicole nelle quali è stata utilizzata questa tecnica sono innumerevoli, gli esempi più recenti non possono che andare su “Salvate il Soldato Ryan” (1998) e “Minority Report” (2002) entrambi di Spielberg, “Se7en” (1995) di David Fincher, ed il celeberrimo “300” (2006) di Zack Snyder, ma la lista potrebbe andare avanti per pagine.

Ognuno dei film dove è stata utilizzata questa tecnica di colorazione (in questo caso dovremmo scrivere decolorazione) ha una sua peculiarità estetica, la cosa in comune che invece balza all’occhio è che non si tratta di film sentimentali, nel senso classico del termine intendiamo. Questo deve far pensare da subito che tale tipologia di Color Grading enfatizza l’aspetto drammatico delle scene. L’emotività generata dalla visione di immagini alle quali è applicato il Bleach Bypass è tale che solo in un film dalle tinte forti può rendere al meglio. Questo non significa che non possa essere utilizzato in un film d’amore, ma bisogna essere consapevoli che la luce ed il colore sono informazioni molto importanti per il nostro cervello e che ad ogni tipo di risposta luminoso/colorimetrica viene associato, per natura o per cultura, un messaggio. Il Bleach Bypass si rivela quindi una carta molto importante nelle mani del direttore della fotografia e del regista, aiutandoli ad esprimere sensazioni con il solo uso del Color Grading. Il Bleach Bypass è utilizzato talvolta nel flashback o nei racconti di storie passate, lo scoloramento in questo caso è impiegato per descrivere un ricordo sbiadito e lontano nel tempo e nella mente.

Dal punto di vista prettamente tecnico si può affermare che un buon Bleach Bypass nasce in realtà già in fase di ripresa; il Regista ed il Direttore della Fotografia devono avere consapevolezza di questo così da scegliere luci, locations, scenografie, costumi ed inquadrature adatte allo scopo ed al tipo di estetica che dovrà avere il film. Nel noto “300” il regista Zack Snyder ed il Direttore della Fotografia Larry Fong hanno letteralmente plasmato ogni luce, ogni inquadratura, ogni espressione del viso e dei muscoli corporei degli attori per ottenere lo strepitoso livello estetico raggiunto. Non basta quindi disporre del miglior software ed hardware del mercato per ottenere un prodotto di così alto livello, occorre pianificare e piegare praticamente tutta la produzione al risultato finale.

La procedura che permette di ottenere l'effetto Bleach Bypass in Photoshop è in realtà molto semplice e, come sempre, l'estrema versatilità offerta dagli strumenti di elaborazione permette di modulare l'effetto in maniera precisa e affine al proprio gusto personale ed alle caratteristiche dell'immagine di partenza. Sarà infatti sufficiente modificare il metodo di fusione o l'opacità del livello per modificare l'intensità dell'intervento. L'esperienza e la pratica saranno, come sempre, la nostra migliore guida. Questi i passaggi:

  • duplicare il livello di sfondo
  • desaturare completamente il nuovo livello portando la saturazione al valore di -100 nella finestra Tonalità/Saturazione (oppure menù Immagine=>Regolazioni=>Togli saturazione o Maiusc+Ctrl+U su PC)
  • modificare il metodo di fusione in sovrapponi
  • regolare l'opacità del livello originale per ottenere il giusto grado di desaturazione
  • utilizzare un livello di regolazione curve per eventuali interventi di correzione della luminosità generale

Semplicemente variando il metodo di fusione è possibile ottenere risultati molto diversi. Ad esempio si può utilizzare il metodo moltiplica anziché sovrapponi, ottenendo un diverso contrasto ed un'immagine probabilmente scura sulla quale applicare una curva "a pancia in su". E' naturalmente anche possibile combinare più livelli con differenti metodi di fusione, modulandone l'opacità (ad esempio un primo livello con metodo sovrapponi e opacità 70% ed un secondo livello con metodo moltiplica e opacità 30%). L'utilizzo del controllo curve permetterà sempre di regolare luminosità e contrasto generale dell'immagine finale.

Bianco e nero - Robert Carr

normale b/n
effetto Robert Carr

Tra le diverse tecniche attraverso cui ottenere una buona resa del bianco e nero, molto interessante è quella proposta da Robert Carr: immagini molto contrastate e dai neri profondi. La premessa necessaria quando si tratta di tecniche per il bianco e nero deve essere che non tutte le immagini si prestano allo stesso tipo di elaborazione ed un metodo che porta a buoni risultati per una foto potrebbe non risultare altrettanto valido per un'altra. L'esperienza saprà anche in questo caso indicare al fotografo quale tecnica adottare per ogni singolo scatto in relazione ai risultati che intende ottenere. Detto questo, di seguito la procedura attraverso cui ottenere in photoshop un bianco e nero che tende a produrre risultati dai neri molto profondi ed un contrasto decisamente marcato. La tecnica richiede il passaggio al Metodo LAB e, quindi, la perdita di tutti i livelli eventualmente creati che saranno uniti in un unico livello e non più recuperabili.

Questi i passaggi:

  • passare al metodo LAB (menù immagine => metodo => Color LAB)
  • nella finestra Canali selezionare il solo canale Luminosità (l'immagine diventa monocromatica)
  • conversione in Scala di Grigio (menù immagine=> metodo => Scala di Grigio). Una finestra avverte che saranno eliminati i canali “a” e “b”, confermare
  • con il pulsante CTRL premuto fare clic sul canale "grigio" per caricare una selezione basata solo su questo canale
  • ritornare al metodo RGB (menù immagine => metodo => Colore RGB), la selezione rimarrà attiva
  • creare un nuovo livello livello di riempimento selezionando Tinta Unita (solid color): il livello che si verrà a creare conterrà una maschera basata sulla selezione attiva. Nella finestra selezionare come colore il nero perfetto (valori RGB 0, 0, 0) e dare l'ok
  • Selezionare la sola maschera con un clic del mouse su di essa ed invertirla con la combinazione di tasti CTRL+I

Il risultato sarà un'immagine in bianco e nero dai forti contrasti, tendenzialmente un poco scura. Ulteriori regolazioni attraverso l'utilizzo di altri strumenti di photoshop, livelli e curve su tutti, potranno essere necessari per ottimizzare la luminosità ed il contrasto generale o localizzato alle varie zone dell'immagine.






Lomografia

Lomo
Lomo 2
Lomografia


La lomografia ha origine negli anni novanta quando due studenti austriaci trovano in un mercatino alcune macchine fotografiche 35 mm compatte di marca LOMO. Il nome è un acronimo che identifica anche il luogo di origine: Leningradskoe Optiko-Mechaničeskoe Ob"edinenie. Le caratteristiche particolari di questa macchinetta fotografica compatta sono racchiuse nell'obiettivo, progettato da un ingegnere ottico sovietico, che con una focale di 32 mm si può paragonare ad un grandangolare medio. La particolarità dell'obiettivo consiste però soprattutto nella sua relativa luminosità f/2,8, che unita alle piccole dimensioni della lente fornisce immagini estremamente sature (vedi esempio) e con una vignettatura da sottoesposizione tutto intorno, che crea una sorta di effetto "tunnel". Il costo originalmente contenuto ne aveva favorito la diffusione nella ex URSS. I due studenti austriaci, colpiti dalla resa fotografica, danno origine ad un fenomeno che, ormai da anni, si è esteso in tutto il mondo con la creazione di Lomoambasciate, Lomomissioni, Lomoconcorsi. A cascata, è seguita la messa in commercio, sebbene a prezzi non più sovietici, di questa macchina fotografica e di altre, sempre di produzione ex sovietica o cinese a basso costo. La filosofia della Lomografia si può condensare nella frase: «non pensare, scatta!» Nel maggio 2005 il modello principale della Lomo, cioè la LC-A (sigla per Lomo Compatta Automatica), ormai tenuto in produzione in esclusiva per la Società Lomografica Austriaca, è stato messo ufficialmente fuori produzione. La motivazione data è l'alto costo della manifattura di questa macchinetta, semplice nell'uso ma con un elevato numero di componenti. Dal 2006 in Cina viene prodotta la replica "LCA+", con obiettivo russo o cinese, ed alcune funzioni in più. I lomografi rimangono all'analogico, il digitale non interessa.

Tutorial Photoshop per Lomografia


Effetto Dragan

L'effetto Dragan prende il nome dal fotografo polacco Andrzej Dragan. Questo effetto, simile al bleach bypass (sbiancamento alla candeggina) usato nel cinema, consiste nella manipolazione digitale di un'immagine, in modo da renderla più drammatica. Le caratteristiche principali di una foto draganizzata sono: • aumento esagerato del contrasto • aumento della nitidezza di piccoli dettagli quali rughe e peli • colore dell'incarnato alterato, solitamente verso il verdognolo o grigiastro Andrzej Dragan è un trentenne polacco laureato in fisica quantistica che lavora come assistente presso l’università di fisica di Varsavia.

Alcuni trovano questo effetto eccessivo, ma dipende dal tipo di foto e dalla sua applicazione; se usato in piccole dosi può fare meraviglie, specie con immagini ricche di texture.

tutorial effetto Dragan




Effetto Orton

immagine orton


L'effetto Orton prende il nome da Michael Orton che per primo ha utilizzato la tecnica è un sandwich di due immagini, una a fuoco l'altra fuori fuoco. Freeman Patterson e Andre Gallant hanno entrambi utilizzato la tecnica con successo nel loro lavoro. L'immagine Orton è stato tradizionalmente fatto utilizzando pellicola per diapositive con il primo, immagine, sovraesposta di due stop e la seconda, fuori fuoco di un'immagine, più esposti di uno stop. E 'importante utilizzare un treppiede per questo tipo di lavoro per garantire i vostri elementi fotografici rimangono nel registro sulla pellicola. Gli scatti sono stati poi intramezzati insieme in singola diapositiva montare produrre una bellissima immagine, impressionistico. Siamo al di là, ora che con così tante cose nel mondo della fotografia digitale, ora possiamo duplicare lo stesso effetto in più modi. Per i puristi, è possibile utilizzare la stessa tecnica con la pellicola, due immagini, sovraesposte allo stesso modo, e nel vostro programma di editing inserire il vostro fuori fuoco l'immagine di sulla punta della vostra immagine messa a fuoco in un livello e scegliete moltiplicano come metodo di fusione . Naturalmente questo significa prendere sempre almeno due immagini ella stessa scena e sempre utilizzare un treppiede. Un altro metodo è quello di utilizzare una singola immagine di un creare un livello, ora aprendo l'effetto di qualsiasi immagine che avete nella vostra collezione. Usando Photoshop per questo tutorial Aprite la vostra immagine Duplicate il livello di sfondo (click destro sul livello di sfondo e scegliere duplicato) e denominare tale livello Nitidezza 1. Creare un'altra copia del livello di sfondo. 2. Cambiare la modalità di fusione del Nitidezza Copia di schermo 3. Con la Nitidezza Copia livello selezionato, fare clic destro e scegliere Unisci sotto . Fare clic destro sul livello Nitidezza , scegliete Duplica e rinomina il nome di questo livello Fuori fuoco 4. Dal menu Filtro, scegliete Filtri - Controllo sfocatura A seconda della risoluzione dell'immagine che si sta utilizzando, la quantità di sfocatura necessaria cambierà. Utilizzare in modo che le forme siano ancora visibili, ma il dettaglio no. Cambiare il metodo di fusione del livello Fuori fuoco Moltiplica.

Photoshop effetto Orton



Cross-processing

esempio

Il cross-processing è una tecnica di sviluppo fotografico che altera in modo imprevedibile i colori della foto su cui viene applicata. Tipicamente si ottiene quando una diapositiva viene sviluppata con il bagno di un negativo C22 anziché con il normale bagno E4. Questa tecnica, conosciuta anche con il nome di XPro, viene scoperta per caso da diversi fotografi indipendentemente l'uno dall'altro, a seguito di un errore. È ampiamente utilizzata già a partire dagli anni ’60.

Solitamente è consigliabile applicare una sovraesposizione di 2 stop per garantire un risultato ottimale, ma questa tecnica è soggetta a varia sperimentazione e i risultati sono raramente prevedibili. Il risultato ha solitamente un contrasto forte e forti dominanti gialle, verdi e turchesi, chiaramente visibili e che danno alla foto un'atmosfera fiabesca e irreale. In epoca digitale si fa via software. Ai tempi della pellicola si otteneva sviluppando un rullo di diapositive come se fosse un rullo di negativo colore o viceversa

Photoshop Cross processing




Il Bianconero di Russel Brown

immagine ritoccata Prima/dopo

Questa è la tecnica che prediligo e che utilizzo di più. Russell Brown è un tizio fuori di testa, grande esperto di Photoshop, che gestisce un sito pieno zeppo di interessanti (se capite l'inglese) video sul fotoritocco. Secondo me la sua tecnica produce ottimi risultati in breve tempo, ovviamente dopo la normale rifinitura con curve e livelli. Con una sola regolazione è possibile sbilanciare completamente la foto, consentendo quindi un buon controllo anche se non minuzioso come gli ultimi strumenti disponibili, che permettono di lavorare sulle singole bande di colore.

Questa tecnica nasce per Photoshop, visto che si sposa benissimo con i livelli di regolazione.

Il concetto è semplice ma potente: si creano due livelli di regolazione: quello sopra, chiamato "desaturazione" serve solo a desaturare l'immagine per renderla monocromatica. Quello sotto, chiamato "filtro", serve per modificare i colori prima della desaturazione, in modo da ottenere la conversione desiderata.

  • Carichiamo in Photoshop l'immagine a colori di partenza, e teniamo visibile (se non l'abbiamo già fatto) la finestra "Lilelli" di Photoshop. Al caricamento esisterà il solo livello base "sfondo" . Se necessario, ritagliamo la parte che ci interessa, ruotiamo se è leggermente storta, compensiamo la distorsione dell'obiettivo.
  • Creiamo un nuovo livello di regolazione di tipo "tonalità/saturazione", che rinominiamo subito "filtro". Non tocchiamo per ora nessuna delle regolazioni disponibili nella finestra, quindi l'immagine resterà tale e quale. Successivamente, cambiamo il metodo di fusione a "Colore". Questo livello sarà quello sul quale lavoreremo per lavorare sulla conversione in bianco e nero dell'immagine.
  • Allo stesso modo, creiamo un altro livello di regolazione di tipo "tonalità/saturazione", che però rinominiamo "desaturazione", che regoliamo con "Saturazione" completamente a sinistra, quindi a "-100". Al contrario del livello precedente, lasciamo il metodo di fusione a "Normale", com'è normalmente. Questo livello serve solo per desaturare l'immagine, cioè per "eliminare il colore", senza nessuna ulteriore regolazione.
  • L'immagine diventa in bianco e nero: otteniamo la conversione iniziale, ottenuta senza nessuna regolazione, solo desaturando l'immagine con il secondo livello "desaturazione".
  • Adesso viene il bello: cliccando sul livello di regolazione "filtro" e regolando il solo cursore "tonalità", si cambiano prima della conversione in b&w del livello "desatura", ottenendo risultati anche molto diversi! Semplice ed efficace! Quello che facciamo muovendo il cursore "tonalità" è quello di "spostare" i colori, e quindi la conversione finale è diversa.
  • Ovviamente possiamo tornare sull'impostazione di "tonalità" ogni volta che vogliamo, visto che abbiamo utilizzato un livello di regolazione. Basta cliccare due volte sull'icona del layer "filtro" e subito si riapre la finestra "tonalità/saturazione".

I risultati solitamente sono molto buoni e soprattutto abbastanza "naturali", però possono essere spinti fino ad ottenere foto strane ed innaturali. Poiché si ha a disposizione un solo controllo, bisogna bilanciare la conversione nella sua interezza, quindi è necessario stare attenti a tutte le aree di colore dell'immagine. Ad esempio, se si vuole ottenere un cielo molto scuro in un paesaggio, bisogna anche fare attenzione che altri elementi (prati, rocce, ...) non abbiano toni innaturali.

  • Ovviamente, dopo la conversione in b&w sarà necessario utilizzare livelli e curve, sia globalmente che localmente, per controllare contrasto e luminosità dell'immagine finale.

Una possibile e naturale estensione a alla tecnica di Russell Brown è quella di modificare la tonalità finale) per ogni singola banda di colore, tra quelle disponibili nella finestra "tonalità/saturazione". Un ulteriore grado di libertà per interventi mirati, specialmente quando nell'immagine ci sono elementi con aree omogenee di colore.

Altre varianti utilizzano livelli di regolazione di tipo diverso da "tonalità/saturazione" per il livello "filtro". Nulla vieta infatti di modificare i colori prima della desaturazione del livello "desaturazione" mediante altri controlli. Ad esempio, possiamo utilizzare un livello di riempimento di tipo "filtro fotografico" e di impostare il metodo di fusione sempre a "Colore". Nella finestra che si apre si può scegliere il colore in base all'effetto desiderato sull'immagine. Si tratta di una variante che ricorda molto l'utilizzo dei filtri colorati per il bianco e nero con la pellicola. Il suggerimento viene dal thread del tutorial "metodo Russell Brown", da fotocommunity.it.

metodo Russel Brown

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