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| The endDopo due mesi di reclusione Covid non vi sembra strano osservare e commentare foto di paesaggio, ritratto classico e nudo come se niente fosse avvenuto? Possibile che la fotografia sappia solo girare intorno ai soliti punti saldi senza mai cambiare e rinnovarsi? Eppure questo era un momento unico! Inviata il 20/04/2020, vista 557 volte. Dati tecnici: Laboratorio fotografico: |
Commenti
13 commenti
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#12 del 28/04/2020
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il problema è che non si può uscire per fare fotografie random e si attinge agli archivi, tuttavia se qualcuno se la sente può rischiare 533 euro per fare uno scatto pur mancando di solidarietà con chi resta in casa
#11 del 27/04/2020
Punteggio commenti: +47
avete scritto tantissimo Leggo dopo La foto è tremendamente di valore perchè riassume proprio l'evento piu' tragico al quale gli affetti non hanno potuto esserci. Per il testo che accompagna la foto condivido il pensiero che è un momento unico, però no non mi sento strana nel riuscire a osservare e commentare anche altre foto, questo non vuol dire che non sono consapevole anche di questo momento e delle gravi limitazioni di vita presente e futura. Grazie della foto testimonianza l'unica realta' visiva attraverso un click a me giunta di sepoltura.
#10 del 27/04/2020
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Grazie Marco e grazie Lodo
#9 del 26/04/2020
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La foto della settimana è “The end” di Ironwas. La lettura critica è a cura di Marco Pacchierotti. _____________________________________________________ Back to black: La foto ha una presenza umana, che è quasi un’assenza, e a me, personalmente, ricorda certe atmosfere della pittura Metafisica. Stavo per dire che si vedono due persone: in realtà non si vedono del tutto e a dire il vero, sarebbero tre, compreso il defunto in fase di cremazione. Da un punto di vista compositivo mi piace l’inquadratura, ché ha qualcosa di geometrico che oltre alla metafisica richiama alla mia mente il geniale olandese Maurits Cornelis Escher, con le se prospettive ed i si rimandi geometrici impossibili (https://mcescher.com/wp-content/uploads/2019/04/LW-348-2.jpg “Altro mondo” guarda caso, usato per la copertina di una edizione delle Cosmicomiche di Italo Calvino). Tra l’apertura del loculo (parola che rimanda al latino locus, in versione diminutiva . . . un “posticino”), i rulli che agevolano il lavoro del becchino (a Roma, chiamato familiarmente “er Cassamortaro”), la bara messa di traverso, tutto sembra rimandare ad un meccanismo di giochi di incastro che viene interrotto dalla calzatura e dal pantalone che qui, per me evocano la mai abbastanza rimpianta Amy Winehouse ed il suo Back to Black. Un’altra possibile lettura ed evocazione della fotografia è questa: chi resta, chi parte, chi lavora, tutto questo grande affannarsi è solo la riprova che siamo “di passaggio” e che il dramma di questa pandemia non si può compiutamente raccontare se non si ascoltano le persone sole, che sono tante e quasi tutte prive di una voce. E se qualcuno ha richiamato la famosa “Livella” del principe de Curtis, per ricordare che questo Virus non fa sconti e ci rende tutti uguali, dobbiamo ricordare invece quella che è la triste sorte dei sans-papier, clochard, lavoratori occasionali costretti alla fame e ad esodi biblici di pària espulsi dall’Iran verso l’Afghanistan o da New Delhi verso le città natali distanti migliaia di chilometri. No: di fronte alla tragedia non solo spesso siamo soli, ma non siamo nemmeno tutti uguali come vorrebbe farci credere qualcuno con tono consolatorio: perché non tutti possono permettersi di “stare a casa” quando sei in Yemen o in Siria e forse non hai più nemmeno un tetto sopra la testa, visto che è crollato sotto i bombardamenti. Le scene delle colonne di mezzi militari che portavano le salme a cremare fuori Bergamo stanno agli attuali immancabili negazionisti, come le immagini filmate (tra gli altri, da Alfred Hitchcock) nei campi di concentramento a coloro che ancora oggi negano la Shoah e gli stermini di massa del Reich millenario . . . Quello a cui stiamo assistendo è un funerale collettivo di un modo di vivere e di pensare, ma i gesti di un addetto alle onoranze funebri, ormai ridotte a funebri e quasi più onoranze, ci riportano alla realtà quotidiana fatta di fatica, di rispetto, ma certo anche di speculazione e di distanza. Grazie, Max, per aver evocato tutto questo con una semplice foto, che di semplice non ha niente, se non la spontaneità e il dramma. -------------------------------------------------------------------------------------------- Un saluto a tutti e mi aggiungo nel ringraziare Max. Lodovico.
L'autore della foto ha dato un +1 a questo commento
#8 del 20/04/2020
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Ciao ironwas, senza polemica non condivido nulla del tuo scritto , benissimo la ricerca onde evitare soliti paesaggi , macro , donnine , fiori uccelli , e concettuali improbabili , e insignificanti , certe immagini le ho vissute in prima persona , sinceramente di vederle " replicate " non ne sento il bisogno , dunque preferisco altro . Riguardo l'ultima tua frase " Eppure questo era un momento unico " sinceramente non la condivido , per pudore non farei mai una foto come le tua , ma sono scelte visioni personali , perdona la sincerità , questo è inerente solo a questo scatto non ad altri .
Buona serata Ivan
#7 del 20/04/2020
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Ivan, scusa la provocazione... ma anche prima c'erano le stesse foto e non c'era bisogno di distrarsi
#6 del 20/04/2020
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Sono 2 mesi che si vedono immagini deprimenti come questa, suoni strazianti di sirene, campana che suonano a morte, magari uno si vorrebbe rilassare con immagini di un sereno paesaggio... Ivan da Brescia
Ciao Max, penso che questo sia ancora un momento unico e penso anche che lo sarà ancora per mesi..dal tuo punto di vista hai ragione al 100% e personalmente mi dispiace non essere in grado di contribuire con foto adatte..dal mio punto di vista è però difficile non solo per l'incapacità a pensare da "reportage" ma anche per l'impossibilità di potermi muovere liberamente per strada in cerca di situazioni. Esiste un problema logistico perché non sono dotato di tesserino da giornalista..o riesco a produrre qualcosa di buono stando in casa oppure devo solo sperare di trovarmi di fronte ad una scena particolare in quella mezz'ora in cui vado a fare la spesa. È la situazione del "vorrei ma non posso"
#4 del 20/04/2020
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Ottima ed eloquente immagine di reportage. PS Viviamo un momento particolare che porterà, mi auguro, ad un nuovo paradigma di vita e non solo ad una modifica di quello attuale. Tutti i mezzi di informazione trasmettono, ininterrottamente, immagini su quanto accade e discussioni incentrate sempre sullo stesso tema. Comunicando telefonicamente o con altri mezzi, l' argomento è sempre lo stesso. Nel sito, quasi tutte le foto vengono commentate in base a quanto stiamo vivendo ed alla nostalgia del periodo pre-virus Si inviano foto (non di questo periodo) con didascalie inerenti al periodo attuale. Si sta generando una coazione a ripetere basata su nostalgia, tristezza e...paura del presente e del dopo. Vogliamo uniformare il nostro pensare, immaginare , elaborare e creare immagini in funzione degli effetti del virus, come occasione per migliorarci ? Liberando la mente e fotografando altro, si può avere, come scrive Wind, una valvola di scarico per non ottunderla e non lasciarla in balia della paura e della depressione. In questo modo si rigenera lo stato vitale vivendo con meno ansia e , di conseguenza, migliorando la vita tra le pareti domestiche. Il problema esiste, è indubbio, ma con una uniformità di immagini ottenute in preda ad un ansioso timore per quanto accade, la situazione migliora? ( Ovviamente è un opinabile parere personale)
#3 del 20/04/2020
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INFO DI STAFF Approfitto di questa foto per ricordare a tutta la Community l'avvio della iniziativa "Gli Eroi Siamo Noi", della quale troverete una ampia finestra informativa in Home Page. L'invito è quello di provare a raccontarci e raccontare questo periodo. L'occasione è preziosa e UNICA: le migliori foto potranno essere ricomprese in una pubblicazione ad iniziativa di Max Ferrero, che nuovamente ringrazio. Klizio
#2 del 20/04/2020
Punteggio commenti: +84
La foto è feroce. il piede sul "tombino" (ed è già una gran metafora questa...) che si affaccia su una scala sulla quale si vede benissimo il trasporto di una bara. Non riesco bene a comprendere se il trasportatore indossi una tuta asettica, ma la sensazione è quella. Sulla tua riflessione: io penso di di, che questo è un periodo che ci avrebbe potuto indurre a riflettere su molti aspetti della "nostra fotografia. Molti di noi propongono fotografie d'archivio perchè produrre "in casa" non è affatto semplice, vuoi per le difficoltà logistiche e vuoi per un problema di ispirazione. Però si, potremmo documentare e raccontare questo periodo diversamente, tutti quanti, raccontando innanzitutto noi stessi.
capisco il punto di vista e questa sorta di sfogo di un professionista, del reportage in particolare. Io penso che la fotografia come intima valvola di sfogo verrà sempre vissuta in maniera del tutto personale in base ai propri gusti e sensibilità, come è giusto che sia aggiungo. Vero è poi il discorso che fai tu sull'unicità di questo anomalo momento, che nelle zone del nord combinate peggio offre scenari quasi apocalittici di morte e caos, mentre in altre zone d'Italia nulla di nulla a parte la reclusione forzata e produzione bloccata. Sicuramente è bene approfittare di ogni scena particolare, che conservi o magari che denunci, il momento che ci si offre davanti, cellulare alla mano, ovvero la "reflex" da reportage più in voga del momento. Se ti beccano ad andare in giro con reflex a seguito qui a Firenze almeno ti arrestano per allontanamento da casa ingiustificato. Parlo da recluso in smart working almeno .
Detto questo, immagine forte la tua, in contenuto ed inquadratura... penso sia una delle tantissime vittime innocenti e silenziose che ahinoi ancora cadono ogni giorno dalle tue parti, a sottolineare la gravità del momento ancora non prorio superata.
boborla
#13 del 29/04/2020
Immagine potente, credo tra le tue migliori. In basso, in quello che sembra un baratro, l'immagine di una nuova tragedia, quel feretro senza corteo accompagnato soltanto da un uomo in tuta antivirus. E sopra, quel piede, proprio sull'orlo: sì, possiamo fare un passo indietro, ma che la buona sorte ci assista. Complimenti Max