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| Cintura di CastitàLa foto non sarà perfetta come inquadratura, ma direi che per il soggetto è ininfluente...Museo del Castello di San Leo, sala delle torture Inviata il 21/04/2017, vista 1262 volte. Dati tecnici: Laboratorio fotografico: Obiettivo utilizzato: |
Commenti
9 commenti
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Ho avuto modo di vederne alcune in qualche museo francese (Carcasson se non sbaglio). Sono effettivamente impressionanti. Resto dell' idea che i curatori del museo dovrebbero appenderli.... così è come se intimissimi facesse la pubblicità del tanga al contrario. Io nel panino ci metto salamella, krauti, cipolle e senape..... i peperoni no, perchè non li digerisco! A parte gli scherzi, capisco ciò che vuoi dire a proposito della fotografia, ma ti assicuro che il "petto di tacchino" aiuta molto e da ancora più soddisfazione che l' istinto ed il colpo d' occhio!!! A presto!
#7 del 24/04/2017
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Grazie Scintilla per l'attento commento. E' verissimo tutto quello che dici...l'unica variante che al posto del salame ci metto il "petto di tacchino"...perchè ha meno grassi e calorie!!! Per me la fotografia è per adesso, colpo d'occhio, istinto, intuito...Mi ha colpita di questa tremenda tortura, la conformazione del "perizoma" con i rilievi delle "protezioni" delle parti anatomiche interessate...Inclinando la visuale si perdevano gli "aculei di protezione"
Ciao! Mi permetto solo una considerazione. Perchè non abbassarsi all' altezza del piano di appoggio e poi capovolgere l' immagine? ( avrebbero già dovuto capovolgere la cintura i curatori della Museo, appendendola a tre lenze, magari ) . Vorrei fare un ragionamento con te. Tu consideri questa foto, una foto di reportage ed allora pensi di sacrificare l' inquadratura a favore della "divulgazione". Su questa linea di pensiero, si potrebbe sostenere, che anche i riflessi non sarebbero stati così fastidiosi da impedire la "divulgazione". C'è anche da considerare il fatto che i reportaggisti sono estremamente attenti a taglio ed inquadratura. Che alzino la macchina e scattino è una mera credenza, a meno che non stiano facendo lo sbarco in Normandia. Cosa che non credo avvenga in un museo. C'è sempre un modo "migliore" per portare a casa un buon risultato. Magari richiede più tempo, magari serve qualche accorgimento tecnico, magari un' idea innovativa, ma il modo c'è. Tutto questo per dire che se hai fame, per saziarti, basta il pane, ma se in mezzo c'è anche un po' di salame, è meglio.
#5 del 23/04/2017
Forse mi sono spiegato male, non era li che volevo arrivare. ma va bene lo stesso. Grazie
#4 del 23/04/2017
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Grazie del passaggio china...il punto di ripresa è quello che minimizzava i fastidiosi riflessi sulla teca....vero il discorso del reportage sui vari strumenti di tortura esposti a San Leo...a suo modo la foto enfatizza quello "esclusivo" per le "signore/ine" di qualche secolo fa, tutti gli altri, dalle spiegazioni, erano "unisex"...
#3 del 23/04/2017
Questa immagine, al di la del punto di ripresa un po approssimativo, andrebbe introdotta in un contesto molto più ampio. Un reportage all'interno del museo per esempio! Così proposta la rende molto anonima, un po buttata li per forza.
#2 del 21/04/2017
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Grazie Alerre...il soggetto è in una teca museale con spazi ristretti, ho ripreso dal punto in cui erano meno evidenti i riflessi della luce sui vetri della teca...la categoria in cui ho inserito la foto è Reportage, e per me, più che la tecnica della foto conta la tematica proposta...se no le metterei in persone, paesaggi, varie ecc...sono passati secoli da tali barbarie ma per certi versi...è cambiato poco...
#1 del 21/04/2017
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Non mi sembra riuscita. Punto di ripresa sbagliato, il soggetto non è ben isolato.
inimis
Staff
#9 del 26/04/2017
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Una documentazione purtroppo ripresa in condizioni non ideali, come sempre nei musei,
