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Fenomeno da baraccone SI, fenomeno da baraccone NO!
In un mio recente viaggio in Etiopia ho fotografato soprattutto situazioni di vita e persone, visi.
Vedendo le foto qualcuno mi ha detto "io odio chi va in Africa e fotografa quei poveracci" , qualcun altro " Non è giusto fotografarli così come fossero dei fenomeni da baraccone" ecc.
Proprio io mi sono sentito a disagio nel fotografare le persone, mi sentivo in colpa, però ho risolto il problema chiedendo ad ognuno se potevo fotografarli. Gli adulti di solito erano contenti e si mettevano persino in posa. I bambini erano felici , facevano tutte le facce possibili e poi volevano vedere le foto nel visore della fotocamera.
Voi cosa ne pensate?
Tutta invidia e nulla più...! Parecchi fotografi hanno fatto le loro fortune portando a casa migliaia di fotografie riguardanti quei luoghi e quelle culture. Non ci vedo nessun problema, ancor meglio se si chiede il permesso, proprio come fai tu. Non curarti di quelle voci....vorrebbero esserci stati loro al tuo posto.
che ti sei comportato da persona civile, quella che conosco bene.
E poi scusate, ma non si può dire la stessa cosa di un ritratto ad una bella donna? O di un nudo artistico?
Le tue foto sono rispettose e contribuiscono a far conoscere agli altri una realtà nel mondo. Questo è uno dei compiti della fotografia e non vedo perchè non avresti dovuto farlo.
Se è riferito a me e ai commenti sotto la foto di Gino non ci siamo proprio.
Io in Africa ci ho lavorato, ci sono tornato anche a fare volontariato in Burundi in piena guerra civile tra lunghi e corti, ma quale invidia?
Andate in certe zone dell'Africa dove sono animisti e provate a fotografarli se ne avete il coraggio. Di reportage e documentari sull'Africa ve ne sono migliaia. Ho citato l'etica fotografica, un argomento molto discusso anche tra i professionisti.
Questo sarebbe il tema più appropriato da approfondire, semmai. L'invidia...ma de che?
L'etica non esiste più. Forse una volta....oggi quello che conta è apparire, il web comanda. E poi....fate come volete, chemmefrega!
La tua è una bella missione. Ottimamente documentata. Non si può sempre chiudere gli occhi di fronte tali avvenimenti! Sei un grande Gino.
I discorsi sull'etica lasciano il tempo che trova....poi quando si è li ci si comporta di conseguenza, ciascuno come gli pare. Tutte queste lezioni sull'etica non le sopporto
Gino, ti pongo una domanda semplice e anche banale....tu perché li fotografi ? Per portare a casa un ricordo? Perché fanno parte di un progetto fotografico? Perché vuoi condividere? Perché hai l'Africa nel cuore e nel sangue? Perché desideri lasciare una testimonianza ai tuoi nipoti? Se quello che vedi in quei luoghi, ti piace e hai il rispetto di quelle popolazioni, che include anche il non fotografare certe realtà crude e dolorose (compito questo che spetta solo a chi ha diritto e dovere di divulgare)...non vedo perché ti poni i dubbi di cui sopra. Se chi ha scritto "io odio chi va in Africa e fotografa quei poveracci" e qualcun altro " non è giusto fotografarli così come fossero dei fenomeni da baraccone" ecc. sono da considerare come punti di vista diversi, divergenze d'opinione che non è detto non sia giuste. La verità non sta né da una parte né dall'altra. La verità forse, è prendere coscienza che la dignità risiede in ogni essere e a volte, mostrare certe situazioni, che non è il caso tuo, lede quella dignità.
Gino vorrei che tu confermassi per favore che le frasi che hai citato nel titolo e nella tua introduzione non te le ho rivolte io. Grazie.
Abbiamo spolpato tutte le risorse africane per secoli, noi occidentali, certo che è ora di aiutarli a vivere a casa loro in condizioni decorose. Sono il primo a dirlo e a farlo e a complimentarmi con te per il tuo impegno, tanto più prezioso perchè non sei un missionario. Circa il mio pensiero ne abbiamo già parlato a proposito del tuo viaggio in Namibia.
Vorrei precisare , e mi scuso per non averlo fatto subito, che i miei amici che hanno fatto quelle affermazioni non postano su Fototue, l'hanno detto a me personalmente. Visto che io non ci vedevo niente di male e invece secondo loro non andava bene fotografare la gente del posto, ho pensato di allargare il discorso e sentire l'opinione di più persone possibile.
nulla di male a raccontare attraverso i volti e il quotidiano la loro vita
Niente di tutto ciò, Erato.
Che tu ci creda o no, per me fotografarli è stato un atto d'amore nei loro confronti.
Gino ma non ci devo credere io, l'importante è che ci creda tu. L'amore lo si manifesta anche attraverso e per mezzo di un click.
Teresa perchè non provi a raccontare, da fotoamatrice, attraverso il quotidiano, la vita di qualche bambino italiano, Rom o Sinti? E'la stessa cosa sai, solo che siamo in Italia. Ma allora le differenze esistono o sono solo nella mia crapa?
a me per la verità mi si rivolta un po' lo stomaco più per altri generi fotografici... devo dire che sono molto interessato al reportage ma non ho il coraggio di praticarlo, quindi tanto di cappello a chi ci riesce...
ho letto vari articoli di professionisti, molti dei quali catturano situazioni border line, anche chi affronta il tema in maniera più professionale racconta che alla fine del percorso si entra in condivisione con i soggetti rappresentati che come minimo ti lasciano un segno indelebile per il resto della vita... certo sono esperienze di altri quindi non posso che riportarle...
se un fotografo decide di rappresentare un argomento del genere a me non interessa molto il perché lo fa, mi concentro su quello che è rappresentato facendomi le dovute riflessioni, ed è certamente più utile che guardare immagini più ludiche che invece a me non lasciano niente...
del resto anche certe realtà fanno parte del "tutto" ed io non voglio mettere la testa sotto la sabbia, credo che l'indignazione sia un sentimento provato più da chi vuole vivere la propria vita senza problemi... ma forse sbaglio!
...giusta domanda, da cui si possono però ricevere molteplici valide risposte, non si riuscirà quindi a trarne una conclusione
Ho già detto la mia e sto leggendo con interesse la discussione. Tanto per capire bene: chi è Teresa? Scusate ma altrimenti non seguo il discorso. Grazie
Teresa è ladychatterley. Un saluto a tutti; anche a me interessa molto la discussione (bravo, Gino) e mi è piaciuto molto l'intervento di frameout. nel mio piccolissimo mi sono confrontata con questa questione (del fotografare sì o no) nei miei scatti fatti ad un clochard, a Roma, di recente..... Rispetto il pensiero di tutti, ma mi allineo con Gino: chi fotografa queste situazioni, è perchè AMA....
Grazie nisà per la tua risposta.
Anche a me è capitato di pubblicare qui una foto di un mendicante salvo poi essere "costretto" a metterci una grossa X rossa sopra per renderlo irriconoscibile. Col solito sistema in uso in questo sito, dopo il primo commento di rimprovero la foto è rimasta deserta.
Guardate che spesso questi personaggi stravacati in terra come fossero moribondi in realtà sono più vivi e vegeti di noi...! Esperienze acquisite, non lo dimenticherò più...
Non fotografare … poesia di Ando Gilardi (meglio ladro che fotografo)
26 ottobre 2011
Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati. Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte.
Non fotografare i neri umiliati, i giovani vittime della droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni. La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia.
Non fotografare chi ha le manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate, perchè non possono respingerti. Non fotografare il suicida, l’omicida e la sua vittima. Non fotografare l’imputato dietro le sbarre, chi entra o esce di prigione, il condannato che va verso il patibolo.
Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già sopportato la violenza, non aggiungere la tua. Loro debbono usare la violenza, tu puoi farne a meno.
Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi. Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l’eroico moncherino.
Non ritrarre un uomo solo perchè la sua testa è troppo grossa, o troppo piccola, o in qualche modo deforme. Non perseguitare con il flash la ragazza sfigurata dall’incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l’attrice imbruttita dal tempo. Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungervi le tue fotografie.
Non fotografare la madre dell’assassino, e nemmeno quella della vittima. Non fotografare i figli di chi ha ucciso l’amante e nemmeno gli orfani dell’amante. Non fotografare chi subì ingiuria: la ragazza violentata, il bambino percosso. Le peggiori infamie fotografiche si commettono nel nome del “diritto all’informazione”.
Se è davvero l’umana solidarietà quella che ti conduce a visitare l’ospizio dei vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica.
Non fotografare chi fotografa: può darsi che soddisfi solo un bisogno naturale.
Come giudicheremmo un pittore in costume bohemien seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all’ergastolo, all’impiccato che dondola, alla puttana che trema di freddo, a un corpo lacerato che affiora dalle rovine?Perchè presumi che il costume da freelance, una borsa di accessori, tre macchine appese al collo e un flash sparato in faccia possano giustificarti?
Ando Gilardi chi? Roba vecchia e superata!
”Poi, la fotografia su carta da lettere fu persino troppo facile da fare. Per cui, un mucchio di falliti dei vari mestieri, come li chiamava Nadar, vi si buttarono a pesce. Letteralmente, chi non sapeva fare niente, si mise a fare il fotografo. poi, peggio del peggio, chi non sapeva nemmeno fare il fotografo si mise ad insegnare a fare il fotografo! Poi, peggio ancora, chi non sapeva nemmeno insegnare a fare il fotografo si mise a fare il critico fotografico!” Ando Gilardi
Nelle immagini di Ginocosta io leggo molta rispettosa considerazione verso il prossimo, nessuna voglia di spettacolarizzare/sfruttare aspetti e condizioni di vita molto lontani dal nostro quotidiano.Generalizzare nei giudizi è una scelta sbagliata, a volte ipocrita, esprimendosi su qualcosa che preferiamo allontanare dai nostri pensieri per superficialità ,oppure, molto più semplicemente, quando non abbiamo nulla da dire. Quanto sopra, riflette soltanto il mio parere, insieme ad ogni apprezzamento per la compostezza nei lavori di Ginocosta. Buona giornata.
Ciao, Prof..... manchi, qui. Soprattutto mancano le tue belle foto. Buona giornata anche a te
Il problema non è cosa o chi è fotografato o perchè, il problema è considerare cosa eccezionale e di grandissima bellezza una foto scattata in africa e usare metri di giusdizio diversi per foto fatte a casa nostra. Una foto va considerata per quello che è fatta qui da noi che fatta da un'altra parte del mondo, sia che contenga gatti e uccelli esotici, sia che contenga cani e fiori..... ma questo sarebbe considerare Foto Tue un sito fotografico
Ringrazio tutti per questi interessantissimi interventi . Questo che era un modesto forum è diventato un concentrato di saggezza, vi ringrazio davvero tutti di cuore.
Gino
Penso sia gia' stato detto quasi tutto. Solo un'osservazione sul titolo proposto..."fenomeni da baraccone" espressione ormai inflazionata e tipica di un contesto da "bar" dove basta parlare, o meglio sparlare spesso a sproposito, di qualsiasi cosa purche' fatta da altri....Alla fine come e' bello il "tuo" mondo e la "tua" africa !!!!
Si beh hai ragione Roberto, la tendenza ormai è proprio quella. Ti ringrazio per l'intervento.
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