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Criterio valutativo
Buonasera a tutti.
sarebbe curioso e interessante conoscere/sapere quali potrebbero essere i nostri criteri di valutazione nell'esporre una critica fotografica. Vi garantisco che questo giochino funziona e aiuta a crescere. Personalmente mi sforzo sempre e prendo in considerazione la prima opzione.
Non vale votare e nascondersi, cercate di esprimere il vostro parere argomentando il vostro voto.
Voto la prima opzione, voterei però anche la seconda perchè da quando sono registrato in varie comunità fotografiche tante cose le ho imparate e corrette da chi mi ha scritto "io l' avrei fatta così..."
Voto la prima anche se la seconda era li vicina al fotofinish
Beppe ha ragione sul "io l'avrei fatta cosi" quando a dirtelo soprattutto è uno bravo. Perchè un pò ci rifletti su, magari ti apre una veduta più ampia, che non immaginavi.
La prima di sicuro ,perchè per me a parte la tecnica è importante capire cosa vuol dire chi scatta,cosa prova nel fermare quella determinata immagine,cosa trasmette l'immagine sebbene sia sfocata.Dico questo ,forse percè non sono un buon fotografo,ma è quello che sento
Tutte vere e nessuna vera. Cosa vuol dire criticare un' immagine? La domanda giusta è: "quanta soggettività ci metti nel criticare una foto?" Da cosa dipende la soggettività, e come faccio a limitarla? Qual' è la parte oggettiva? Ci sono molte regole che ci possono guidare ed aiutare. La prima è indubbiamente la conoscenza del portfolio dell' autore (purtroppo su FT la questione è un po' più complessa, visto che non posso visitare la gallery, fin che non ho "giudicato". Sapere come scatta normalmente un autore, se ci presenta una foto nuova rispetto al suo tradizionale modo di fotografare, se è parte di una serie, se fotografa tipicamente "a caso" ecc ecc ecc. Analizzando il portfolio abbiamo iniziato a ridurre la soggettività. Un esempio: fotografa sempre con l' orizzonte storto. Potrebbe essere una scelta stilistica e motivata da un progetto. Se mi limito a scrivergli che l' orizzonte è storto, non ho capito nulla. Dal portfolio, con un pizzico di esperienza, posso capire se è voluto oppure è cocciuto!
Poi possiamo pensare di utilizzare due punti fondamentali per una critica. Sono: Forza dell' autore e forza del soggetto. Solitamente la forza dell' autore si ha quando è più importante il concetto del soggetto e naturalmente il contrario per la forza del soggetto. Un landscape ha (tipicamente) molta forza del soggetto e poca dell' autore. Se l' autore ha inserito degli elementi per rappresentare il concetto dell' amicizia, la sua forza è notevole, quella del soggetto meno (due mani che si stringono, per esempio).
Ragionando su questi aspetti, si può costruire qualche cosa di oggettivo.
Ci sono almeno altri 18 punti da valutare, sempre più “precisi” che non mi sento di elencare in questa sede.
Per limitare la soggettività, esiste anche un altro metodo. Può essere alternativo a quelli elencati oppure può integrarsi perfettamente con gli altri, per dare il massimo possibile dell' oggettività, ovvero: la prima “critica”, la scrive l' autore. Da nozioni della sua foto, la contestualizza, la analizza, la racconta. Questo metodo ha tre funzioni. Primo: aiuta chi vuole criticare. Secondo: dichiara apertamente che vuole una critica. Terzo: autoanalizzandola scopre già da solo metà dei difetti, senza che chi lo vuol criticare, li debba evidenziare. Certo che ci vuole tempo. Ci vuole tempo. Spesso è più comodo “buttarla lì”, tanto quello bravo è bravo, e saprà cosa dire (e intanto il tempo ce lo mette lui!!!).
La parte tecnica, teoricamente dovrebbe essere quella più oggettiva. Ma abbiamo visto che potrebbe non esserlo. Diciamo che la tecnica dovrebbe essere già “acquisita” dal fotografo, almeno nelle sue componenti base. Basta aver voglia di studiare un poco. Con un minimo di coscienza personale, è facile riconoscere autonomamente i macro-errori. Insomma, se l' orizzonte è storto, non credo che sia necessario che qualcuno lo faccia notare, basta avere gli occhi. Se poi vogliamo passare alla discussione sulla sezione aurea, sulla possibilità dell' iperfocale, e quant' altro, dobbiamo chiederci chi c'è “dall' altra parte”.
Fuori da questi schemi, tutto ciò che viene scritto ha una grande prevalenza di soggettività. Se si sposta la discussione su “come la avrei fatta io” ci troviamo nella soggettività assoluta. Non che non si debba fare, ci mancherebbe. Ma che aiuto è? Se le ragioni del “come l' avrei fatta io” sono plausibili, significa che non si è guardato attentamente la propria fotografia; ne in fase di scatto, ne in post produzione.
Eh sì, per scrivere una critica esaustiva, serve tempo. Adesso, però, non vale dire: eh ma quanta roba! eh ma io non son capace! Perchè, io lo ero? Veramente non lo sono neanche adesso, ma alla fine, studiando un po' e seguendo qualche incontro con alcuni esperti (eventi aperti al pubblico praticamente gratuiti, e non workshop da migliaia di euro) cerco di districarmi. L'ho fatto, perchè, dal web, in questo senso, non ho mai imparato nulla. Si potrebbe dire che adesso, alcuni di quelli che hanno letto le mie parole, abbiano imparato dal web. No! Ho scritto quattro parole, c'è ancora un mondo da scoprire. Ci vuole interesse, ci vuole voglia, ci vuole il confronto interpersonale.
Ora se questo ad alcuni sembra essere troppo, è un fatto normale. Non tutti hanno la stessa voglia, il tempo o lo stesso livello di passione. La fotografia può essere semplicemente un divertimento. Un breve paragone. Esistono tanti pescatori. Alcuni si divertono con la canna di bambù, una lenza ed un amo. Altri comprano una barca e vanno a pesca di tonni. Nel mezzo c'è tutto il resto.
@ Giuseppe Soffritti: "voterei però anche la seconda perchè da quando sono registrato in varie comunità fotografiche tante cose le ho imparate e corrette da chi mi ha scritto "io l' avrei fatta così..." Giusto, condivido in toto. Ma arriverà il giorno in cui le tue idee varranno qualcosa!
Io devo avere rispetto per chi scatta secondo la logica del pensiero, e non secondo come capita. Non voglio e non posso sminuire gli sforzi di quella persona, solo perchè a me sarebbe piaciuta diversamente secondo mio gusto. Non deve funzionare così. Certo, all'inizio è giusto ascoltare i consigli di chi potrebbe aprirti orizzonti nuovi, con consigli validi e sensati.
Ho votato la seconda risposta in quanto se faccio o ricevo (più ricevo) una critica trovo giusto che venga anche detto come rimediare o come migliorare.
Sarà perchè sono ancora in fase di apprendimento e che non ho ancora sufficiente tecnica e personalità fotografica? Credo di sì.
Una critica circostanziata e motivata aiuta molto l'autore (al mio livello) e l'aiuta ancora di più sapere come evitare la prossima volta di commettere lo stesso errore.
Un critico d'arte non si permetterebbe mai di dire come ( LUI ) avrebbe fatto un quadro o un complesso architettonico o un brano musicale.... ma interpreta, cerca il linguaggio comunicativo, fà esempi comparativi con altre scuole di pensiero, crea accostamenti stilistici il tutto per far capire ad altri il lavoro dell'artista, forse è qui la "piccola" differenza...far capire ad altri il lavoro dell'artista, non a l'artistista come fare una foto. C'è una piccola differenza
Nicola, il problema è che non siamo artisti...
Quindi manca : " Analizzo la foto, trovo gli accostamenti e spiego agli utenti cosa si sarebbe voluto dire "..... se poi, lo stesso autore aggiunge delle spiegazioni o ulteriori informazioni allora tutto è veramente più creativo ecostruttivo, con la partecipazione di altri utenti...
Simone, non sono d'accordo, tutti siamo un pò artisti quando facciamo delle foto, non delle fotocopiatrici.
Si Nicola, abbiamo un senso artistico, ma facciamo tanti errori non voluti da evidenziare comunque, anche se a volte è difficile capire se ciò che non ci piace è voluto o meno. Sicuramente se uno scatto viene postato è perché piace all'autore e appaga il suo senso artistico, ma se non appaga il mio mi piace dire il perché, infatti aggiungo praticamente sempre opinione personale. Io penso sia un arricchimento anche sapere quello che a un osservatore piace o meno, anche se sono convinto di aver fatto un capolavoro
Ma non spieghi quali sono le intenzioni dell'autore, dimostrando così di non capire ( o provare a capire ) quello che era il concetto di base e dando, di conseguenza giudizi sbagliati. Faccio un esempio ( difficile da fare ). Una foto rappresentante il mare con una barca a vela all'orizzonte. L'orizzonte è inclinato, molto inclinato sulla destra...... dove c'è un secchiello che raccogli dell'acqua. È chiaro che che l'inclinazione ha un significato, è voluta ma, sostenere che l'orizzonte è storto è un errore, vuol dire non capire il perchè della foto..... Il concetto di errore, nella foto, non è nella tecnica di per sè, ma nell' efficacia dell' uso che ne facciamo per raccontare lo scatto. Sovra esposizioni, luci bruciate, se utilizzate per uno scopo non sono errori. È come dire che, nel rally, una curva in sovrasterzo e sinonimo di errore di guida.
Nicola guarda che qui quasi nessuno padroneggia la tecnica al punto che gli apparenti errori sono tutti intenzionali, a volte lo sono ma spesso no. Comunque io faccio sempre, e lo si vede chiaramente nei miei commenti, lo sforzo di capire le intenzioni dell'autore, poi se qualcosa, visivamente o concettualmente parlando, non mi piace nonostante sia voluta lo dico, come farei con qualunque amico che mi dicesse: che ne pensi di questa mia foto? Quando si propone uno scatto è un po' come se dicessimo questo. Al referendum ho infatti votato il punto 2.
Ciao, come avete potuto notare e leggere, io la penso come Mac. Forse l'italiano ci dà un aiuto a redimere questa incomprensione. È necessario fare una divisione tra critica e commento. La critica è alla ricerca della oggettività, il commento della soggettività. Entrambe utili, ma in modi diversi.
Vorrei aprire una piccola parentesi... forse sbagliamo metodo di analisi; cosa è veramente importante in una fotografia ?Quale è il vero scopo di uno scatto ? Credo che sia far percepire, a chi osserva una foto, un' emozione. Il valore emotivo che è veicolo di svariate sensazioni che può generare molteplici sentimenti, che trascina l'osservatore in ricordi, riflessioni su momenti storici, su aspetti meravigliosi della natura, sulla crudeltà di guerre e conflitti, sull'umanità e le sue mille sfaccettature. Ecco, questo è il fine e come ci si arriva non è di fondamentale importanza, la tecnica, se usata bene è un ottimo mezzo per essere immediati o per valorizzare un particolare... ma anche uno scatto mosso ha tutta la sua energia e la potenza narrativa di una macro perfetta.... Siamo sempre noi che dobbiamo arrivare prima a capire il fine, percorrere il ..percorso a ritroso e arrivare al perchè la foto è nata così, se una esposizione eccessiva ha davvero distrutto la struttura emozionale ? Un orizzonte sbilenco è veramente invalidante nonostante la foto sia coinvolgente al punto di rimanere ore a guardarla nei suoi particolari e dettagli ? Forse sono stato contorto e scrivere in un piccolo riquadro mi limita un pò...però il succo del discorso c'è..
condivido quanto scritto da MacLEod. Le immagini mi piacciono ma quelle che mi porto via, nel cuore e nella mente, che riaffiorano mentre faccio altro nel mio quotidiano, sono quelle che mi hanno emozionato.
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