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Etica della fotografia naturalistica

settedark

#1 29/04/2013, 23:08

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Ciao a tutti, ultimamente, essendo non solo una finta fotografa ma essendolo anche a modo mio (leggi non uso mimetiche, ricordo a malapena i miei obiettivi, sono pigra) mi è capitato di avere a che fare con gente che ama fotografare animali ma che lo fa con mezzi discutibili.
Scontato che scattare una foto significa sempre salvaguardare il soggetto, come la vedete, quando una foto viene "costruita"? leggi per esempio offrire la preda al nostro soggetto?
Ciò che mi sconcerta ulteriormente è che che riviste prestigiose pubblichino questo tipo di scatti, che, a mio avviso, nulla hanno a che vedere con l' anima di un fotografo naturalista. Chi fa caccia fotografica ama la natura, non la vede come mezzo da "piegare" ai suoi capricci, scatti più o meno memorabili compresi.
Il comprare un pesce rosso per poi buttarlo in pasto al martin pescatore a me lascia quantomeno perplessa... Ma non voglio essere fraintesa...
Il discorso non è "povero pesciolino",la questione è permettersi di credere di poter fare ciò che si vuole pur di portare a casa una foto.
Grazie a chi vorrà darmi il suo parere.*bye*

settedark

settedark

#2 29/04/2013, 23:10

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Le prime righe di premessa volevano significare che magari x qualcuno di voi più esperto e rodato, questo può essere un argomento noto, affrontato dagli inizi ma per me, che appunto ho e sto facendo un percorso personalizzato :) è una novità.

settedark

manzao78

#3 30/04/2013, 13:03

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Ciao , il discorso che fai è giusto , l' etica e il preservare l' animale dovrebbe essere il comportamento corretto .
Farei comunque dei distinguo , nel senso che ci sono comportamenti discutibili ma che non recano danno o disturbo ed altri invece che sono assurdi e sconvolgenti .
Secondo me però il problema non è cosa si fa ma come lo si fa.
Per esempio se metto una mangiatoia in inverno per richiamare gli uccelli affamati interagisco con il normale scorrere della natura , se per fotografare i visitatori mi nascondo bene e non mi faccio vedere non li disturberò ma con l' offerta di cibo avrò comunque interferito , anche se fondamentalmente non ho fatto nulla di male , ( anzi ho aiutato a superare l' inverno a qualche uccellino ) ,
avrò comunque interferito .
Come vedi il confine è molto sottile .
Secondo me il fotografare gli animali allo stato selvatico è sempre recare un certo disturbo al soggetto .
Bisogna avere il buon senso di cercare in tutti i modi di non disturbare , nascondendosi il più possibile , evitando per esempio di avvicinarsi ai nidi durante la cova o ai cuccioli dei mammiferi , e se le condizioni non permettono ciò bisogna avere la coscienza di rinunciare alla foto .
Il fatto è che molte persone non rinunciano e per fare una foto passano sopra a tutto .
Ho frequentato tante oasi protette e ho visto comportamenti sconvolgenti , del tipo gente con 500mm di focale metter l' obiettivo fuori dalle feritoie per avvicinarsi mezzo metro in più al soggetto ( tra l' altro con tanto di cartelli nei capanni che vietano questi comportamento ) , dimmi tu cosa cambiano 50 cm in più o in meno quando hai a disposizione un 500mm ?
Il problema a quanto ho potuto capire è proprio il fatto di credere di poter fare ciò che si vuole come dici tu , e io ci aggiungo anche tanta ignoranza e superficialità .
Si pensa che le lodi su un forum siano la cosa importante , se poi una covata va in malora o degli uccelli rari non tornano più in un luogo dal quale mancavano da anni , chi se ne frega ? i miei 100 commenti positivi li ho portati a casa e magari anche una pubblicazione .
Purtroppo è così che funziona e non solo nella fotografia naturalistica*bye*

manzao78

(utente eliminato)

#4 30/04/2013, 14:01

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brava Settedark e bravo Manzao78. Avete esposto e analizzato molto bene una questione delicatissima. Ero bambino e i miei mi dicevano di non avvicinarmi ai nidi, anche se la tentazione era forte. Mi dicevano che quasi certamente la mamma non sarebbe piu' tornata al nido e gli ucellini sarebbero morti.
Se poi, come dice Settedark, ci sono fotografi che danno in pasto un pesciolino ai volatili per facilitare una foto, beh allora che senso ha la stessa foto?

inimis

Staff

#5 30/04/2013, 16:27
Punteggio commenti: +448

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Condivido quanto scrive manzao, il problema è che non si può generalizzare. Gli animali si adattano alle circostanze ed il comportamento non è uniforme. Bisogna vedere innanzitutto che selezione ha avuto la specie nel posto. In Italia, fuori dai centri abitati, sono sopravvissuti e si sono riprodotti solo gli esemplari più schivi delle specie cacciabili, motivo per il quale quando si punta (visti dall'animale) un obiettivo in campagna, la distanza di fuga è all'incirca pari alla portata del fucile e se ci si avvicina a un nido spesso lo stesso viene abbandonato. Nei centri urbani, dove non c'è mai stata pressione venatoria, invece molte specie sono confidenti e hanno una distanza di fuga molto inferiore, come gabbiani, corvidi e le rondini in genere. Due anni fa delle rondini avevano fatto il nido dentro un capanno d'osservazione in una riserva naturale indifferenti alle persone che entravano, uscivano e le fotografavano, vicino al nido o posate sulle feritoie a un paio di metri o meno di distanza. Quello che ha distrutto il nido non è stata la promiscuità, ma il solito teppista che l'ha distrutto. Invece avvicinarsi a un nido di Albanelle nei capi di grano, se individuato, è assolutamente letale, non solo per la madre che infastidita potrebbe abbandonarlo, ma perchè le volpi seguono i varchi creati dal passaggio dell'uomo e, trovandolo, lo depredano. All'estero è ancora diverso, tra poco andrò in Svizzera in un bosco dove gli uccelli vengono a mangiare i semi che gli offri praticamente dalle mani e la vicinanza delle persone non reca a loro nessun disturbo anzi... In natura gli animali si adattano sempre all'ambiente e non l'ambiente all'animale, e non vedo niente di male nel creare a loro delle circostanze più favorevoli (io non l'ho mai fatto, ma mi piacerebbe avere un posto per realizzarlo), come chi mette tutti i giorni carne presa dal macellaio in alta montagna per creare carnai vicino a un capanno autocostruito o come chi crea mangiatoie di semi e posatoi. Anche l'obiettivo poggiato sulla feritoia ed il rumore all'interno del capanno non creano in genere disturbo se il posto è frequentato da tempo e gli animali sono abituati (penso all'oasi di Alviano meta quasi tutti i giorni di scolaresche in gita...), altrimenti si. Quindi per concludere, per fotografare in natura bisogna sopratutto conoscerla. io vado a fotografare sempre informato, parlo prima con il personale dei posti o vado con chi li ha già frequentati, e poi c'è internet per sapere, e rispetto sempre le istruzioni che mi vengono date. Poi che ci sia gente incivile, sopratutto purtroppo qui in Italia, che, se non controllata, viola l'ambiente, i luoghi e la natura è un altro discorso, che non riguarda solo questo argomento specifico.

inimis

(utente eliminato)

#6 30/04/2013, 17:00

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esauriente Simone. E sempre e comunque una questione di educazione e civilta'.

Norasmind

#7 30/04/2013, 19:26
Punteggio commenti: +17

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Interessante l'argomentazione aperta come anche gli interventi, anche se mi trovo molto vicina a quello che ha espresso Michel.
A tal proposito vorrei fare il sunto di un articolo letto proprio due giorni fa, e intitolato “L'attimo fuggente”, riportando alcuni passaggi salienti, visto che ho la rivista sotto mano.
L'articolo contiene un'intervista a Milko Marchetti e l'articolista apre dicendo queste testuali parole, riferendosi al limite, valicato il quale si arreca disturbo all'animale. E si pone un dubbio. Sarà vero?
Ma non è così anche per l'uomo? “Prendendola un po' alla larga, volevamo sottolineare che gli stessi approcci al reportage e al ritratto non ci giungono immotivati, perchè la matrice “staminale” è la medesima, fatta innanzitutto di pensiero e di ricerca”
Questa la premessa all'intervista. Alla domanda fatta a Milko, su quale sia la qualità fondamentale del fotografo naturalista, lui così risponde:
“Diciamo che deve essere prima naturalista e poi fotografo: “N” maiuscola “f” minuscola. Chi scatta immagini di natura occorre conosca anche l'ambiente dove vive il soggetto, sapendo cosa trovare e come avvicinarsi: entrando in punta di piedi. C'è un limite che non può essere valicato e bisogna esserne profondamente coscienti. Tante che si avvicinano alla fotografia (particolarmente dopo l'avvento del digitale), vogliono subito l'immagine. Ci vorrebbe un po' più di coscienza e di conoscenza”

Norasmind

Norasmind

#8 30/04/2013, 19:28
Punteggio commenti: +17

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Milko Marchetti è un fotografo naturalista...ops..scusate!

Norasmind

settedark

#9 30/04/2013, 19:57

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concordo con quanto osservate ed, in particolar modo, oltre al "rispetto" per il momento, la specie e quantaltro vado oltre. oltre il soggetto e l' ambiente circostante.
trovo che ci sia una differenza significativa, saltando a piè pari il discorso fotografico e quindi se vogliamo le considerazioni su di uno scatto "costruito" ad arte, tra una mangiatoia allestita d' inverno (che, anzi, si rivela utilissima anche per il pettirosso o la cincia di turno) e un topo o un' altra esca viva, lanciata al falco o al nibbio che sia. certo, questi ringraziano ma il mio gesto è sinonimo che non ho compreso quanto sia scorretto PENSARE, e lo scrivo maiuscolo perchè vorrei porre in evidenza l' aspetto chiamiamolo "filosofico" della cosa, che ho titolo di decidere di disporre a mia discrezione di un animale che acquisto appositamente in un negozio o mi procaccio in altro modo. allo stesso modo dicasi per i richiami vivi utilizzati da quelli che sono veri e propri delinquenti. e' questo che mi lascia davvero perplessa...
significa oltretutto che il soggetto che hai appena fotografato con il tuo pesce rosso, non esiteresti a sacrificarlo a sua volta.
condi
tra l' altro ho appreso che è vietato dalla normativa vigente utilizzare esche vive e morte, perciò c'è anche un deterrente di questo tipo. certo che sinchè riviste specializzate continuano a pubblicare queste foto, il deterrente servirà a poco.
il pensiero di milko marchetti è anche il mio, prima la natura e poi, semmai la foto. figuriamoci poi per portarmi a casa un trofeo lanciare un topo al primo (ma anche all' ultimo) che passa.
grazie a tutti, trovo che occorra divulgare il giusto modus operandi, perciò nel mio piccolo, mi sono ripromessa nei forum, nei gruppi FB, nelle lettere alle riviste specializzate di sollevare la questione.
e se dovessi mai incrociare l' idiota di turno col pesce rosso nella bustina pronto per essere offerto al martin pescatore, il predatore poi divento io di carne umana però.

settedark

francofratini

#10 30/04/2013, 23:53
Punteggio commenti: +28

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Condivido quanto detto da Michel, da Simone e da Milko (che ho conosciuto).
Le mangiatoie sono la sola cosa che ho usato, ma anche qui occorre considerare come si interagisce, sia per fotografare che per nutrisìre semplicemente.
Se si alimenta una mangiatoia gli uccellini vengono ogni giorno a mangiare. Se quando ho fatto gli scatti che volevo o ho osservato abbastanza i visitatori smetto di rifornire la mangiatoia, faccio un danno grosso, perché gli uccelletti verranno a cercare cibo ogni giorno senza trovarlo.
Con il freddo fanno prima a perdere energie che a capire che cibo non ce n'è più, e probabilmente ci lasciano le penne.
Le esche vive sono ovviamente da evitare ed anche io sono d'accordo che una cattura ripresa in ambiente selvatico, anche se lontana, vale molto più di qualunque ripresa costruita.
L'ideale e che nessuno si accorga della presenza del fotografo, il solo avvistarlo crea un grande stress negli animali.

francofratini

settedark

#11 01/05/2013, 00:02

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Ovvio,Franco,ed in primavera vanno "dismesse",altrimenti facciamo parimenti un danno.
;)

settedark

francofratini

#12 01/05/2013, 00:06
Punteggio commenti: +28

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Si, anche se in primavera funzionano male perché trovano cibo ovunque riacquistando la loro indipendenza.
Comunque è ovvio per chi lo sa già, io l'ho scritto così chi volesse sperimentare questa pratica magari lo fa nel modo giusto....:)

francofratini

Norasmind

#13 01/05/2013, 00:20
Punteggio commenti: +17

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E comunque, per ritornare al pesciolino rosso..., a me è capitato di vedere "fotografi" con i figli piccoli "assistenti" che dovevavo gettare in acqua noccioline, mandorle, pistacchi...crakers in acqua, per fare in modo che i pargoli divertendosi, dessero la possibilità ai padri di fotografare germani, gabbiani...e altro.........:^):^)

Norasmind

inimis

Staff

#14 01/05/2013, 01:06
Punteggio commenti: +448

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Le esche vive mi stringono il cuore e mi fanno inorridire, nei carnai in genere vengono lasciati scarti di macelleria, non ho mai sentito di topolini vivi o simili.

inimis

settedark

#15 01/05/2013, 08:01

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Il problema delle mangiatoie in primavera é invece il rischio di far disabituare i pennuti a procacciarsi il cibo...
Inimis siamo sulla stessa lunghezza d'onda,nei carnai non so ma,a parte l'annedoto del pesce rosso, vero purtoppo,nel penultimo numero diOasis c'é uno scatto tutta pagina x cui l'autore spiega di aver lanciato. topo vivo
e di aver avuto la "fortuna" di un suo particolare salto in.ariaa a mo' di volteggio prima di finire in pasto al soggetto alato della foto

settedark

(utente eliminato)

#16 06/05/2013, 09:41

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Un argomento molto interessante! Penso sinceramente che per quanto concerne la fotografia naturalistica dovrebbe essere più importante il grado di civiltà e rispetto della natura (come evidenziato da altri) rispetto alla riuscita di una fotografia che potrebbe ottenere ottenere una buona riuscita in fatto di commenti o premi....ma purtroippo a discapito della natura e di un ecosistema violato.
Questa è una tematica che è valida sicuramnte in campo fotografico ma che si potrebbe purtroppo tristemente allargare a tematiche come l'urbanizzazione, alla caccia, etc. La natura violata e danneggiata da comportamenti incivili dell'uomo presenterà prima o poi il conto.....saranno fortunati coloro che sono riusciti con rispetto a catturare le splendide immagini degli animali nel loro habitat naturale....saranno sicuramente meno fortunati colori che tra qualche anno proveranno invano a riprodurre la foto alla stessa specie animale.....sicuramente in calo o quasi estinta per comportamenti censurabili.
In quest'ottica la fotografia riveste secondo me (se fatta eticamente bene) un ruolo di grande importanza perchè potrebbe sensibilizzare su tematiche importanti come il rispetto per la natura e per i suoi abitanti.
UN cordiale saluto.*bye*

inimis

Staff

#17 06/05/2013, 11:13
Punteggio commenti: +448

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Confessa che ti preoccupi per l'estinzione del tuo nik!!! :D:D:D:D:D*bye**bye*

inimis

(utente eliminato)

#18 06/05/2013, 13:48

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inimis......sei un mito!!!!!!!!! Ancora sto ridendo!!!! :D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D Un saluto! *bye*

settedark

#19 07/05/2013, 21:21

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Direi che stiamo assistendo alla presentazione dell' "annaffiato" conto. mai come ora é azzeccato parlare di cambiamenti climatici.
Daltrocanto mi pare che già da un pezzo siamo "fuori" dalla natura, come se questa ci appartenesse mentre siamo noi che apparteniamo a lei. e con questo abbiamo perso la coscienza di far parte del mondo e non di esserne al centro.

settedark

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