Cosè la fotomanipolazione
Da Fototue.it Wiki.
- Qualche tempo fa la Associated Press ha escluso dal suo circuito le immagini del fotografo freelance Miguel Tovar per “uso deliberato di fotoritocco” dopo che un addetto all’editing si è accorto di una strana macchia presente in questa sua foto di ragazzi argentini che giocano a pallone. Tovar aveva clonato della polvere con Photoshop per eliminare la sua ombra.
- E’ un caso che rappresenta un forte segnale di attenzione alla questione del ritocco delle immagini da parte di un nome così importante nel campo del fotogiornalismo internazionale.
- La manipolazione delle fotografie è sempre esistita. In camera oscura si poteva intervenire anche in modo pesante ma solo in questi ultimi anni di tecniche digitali il tema ha assunto una rilevanza notevole, così tanto da mettere in dubbio il ruolo storico di “prova” che la fotografia si era conquistata fin dai primordi.
- E così, mentre in settori come quello della moda la questione è per il momento solo argomento di discussione, nel campo del fotogiornalismo diviene un grosso problema, ed un soggetto come la AP non può che avvertire tutto questo come una minaccia.
- E’ interessante andarsi a leggere la nota emanata dall’agenzia di stampa a tutti i corrispondenti nel mondo al fine di ricordare quali sono i limiti da tener presenti nel manipolare le immagini (notare che nemmeno la rimozione degli occhi rossi è considerata accettabile!) :
- "Il contenuto di una fotografia non deve essere modificata in Photoshop o con qualsiasi altro mezzo. Nessun elemento deve essere aggiunto digitalmente o sottratto da qualsiasi fotografia. I volti e le identità dei singoli non devono essere oscurati da Photoshop o qualsiasi altro strumento di editing. Solo ritocco o l'utilizzo dello strumento di clonazione per eliminare la polvere sui sensori della fotocamera e graffi sulla negativi digitalizzati o stampe digitalizzate sono accettabili.
Piccoli ritocchi in Photoshop sono accettabili. Questi includono ritaglio, scherma e brucia, conversione in scala di grigi, e gli adeguamenti tonificazione e colore normali che dovrebbero essere limitate a quelle minimamente necessario per la riproduzione chiara e precisa (analoga alla masterizzazione e schivando precedentemente utilizzato in camera oscura elaborazione di immagini) e che ripristinano l'autentica natura della fotografia. Cambiamenti nei livelli di densità, contrasto, colore e saturazione che alterano sostanzialmente la scena originale non sono accettabili. Sfondi non devono essere confuse o eliminati da bruciare o da tonificante aggressivo digitalmente. La rimozione di "occhi rossi" dalle foto non è ammissibile. "'' (fonte: Reddit)
- Perfetto, questo in effetti interessa i professionisti, ma a noi fotoamatori? La riflessione che dovremmo fare è questa, cos’è la foto manipolazione? Analizziamo la parola “manipolazione” dall’enciclopedia Treccani: Macchinazione imbroglio: m. avvocatesche. Più com., rielaborazione tendenziosa della verità mediante presentazione alterata o parziale dei dati e delle notizie.
Ora se la prendiamo letteralmente , potremmo tranquillamente definire tutte le immagini scattate da chiunque, manipolate, perché? Perché tutti cerchiamo di predefinire la luce, la velocità di scatto, la pdf e quant’altro e anche quando questa viene fatta in automatico e sputata dalla nostra camera e pubblicata senza intervento alcuno, questa è elaborata dal processore della nostra macchina, ci piaccia o no è così. Vero però che in questo caso non si può chiamare manipolazione, ma bensì automazione.
Allora si deve distinguere tra elaborazione e manipolazione, e qui si tratta di definire dove finisce l’una e dove comincia l’altra, difficile assai. Prendiamo un paesaggio rurale sconosciuto ai più, l’immagine contiene elementi di disturbo, del tipo pali tralicci, cavi elettrici, cassonetti spazzatura, cartelli stradali e via dicendo, alcuni non toccano nulla perché ritengono di rappresentare ciò che l’occhio vede, bene è una scelta personale e non stiamo a giudicarla, altri preferiscono togliere tutto e rappresentare una immagine pulita, probabilmente rappresentando quello che vorrebbero fosse. Adesso non parliamo di etica, di praticità; se l’autore ha fatto un buon lavoro e nessun osservatore ha mai visto quel posto, può dire che si tratta di foto manipolazione? Io dico di no, anche se la realtà è un’altra!
Altro esempio, inserire un elemento non estraneo ma che possa dare più forza all’immagine, parlo ovviamente di lavori fatti come si deve, altrimenti l’autore si rende ridicolo, intendo dire un cammello in un deserto o un pinguino al polo, si tratta di elaborazione, il contrario è manipolazione!
Ma anche elaborazioni complesse pur evidenti a tutti, sono da considerarsi tali, se non stravolgono in modo sostanziale l’immagine e portano ad una diversa interpretazione in tal caso la definizione è l’altra. Si tratta di manipolazione quando non si rispettano i contesti dei vari aspetti di una foto. Mi spiego meglio: se aggiungo del ciano a una foto, o meglio, tolgo una dominante rossa, ad esempio in una fotografia scattata al tramonto - dove la sorgente ha una temperatura colore molto bassa - ho solo deciso di interpretare in maniera matematica uno scatto. La luce del sole è rossa al tramonto, rispetto a ciò che lo standard industriale e fisico definisce, quindi aggiunge una dominante cromatica rossa agli oggetti rappresentati. Di conseguenza, un vestito bianco diventa rosso. Se elimino il rosso, il vestito torna bianco ma qualcuno potrebbe obiettare che non sembra più la luce del tramonto. Se mantengo la dominante rossa, come si sarebbe comportata una diapositiva daylight, il vestito diventa rosso, quindi non stiamo rispettando la matematica dei colori e qualcuno potrebbe dire che i colori rappresentati sono errati. Se invece decido di seguire una via di mezzo, le cose peggiorano.Questo è uno scenario tipico, in cui non si può dire che esista una correzione giusta o una sbagliata. Quel che conta è invece il pensiero interpretativo, per cui non esiste in assoluto una visione onesta e una disonesta. Nel caso in cui - sempre poco prima che il sole se ne scenda sotto l'orizzonte - decido di lasciare la dominante rossa, perché mi piace, ma faccio diventare il vestito bianco (numericamente bianco), sto alterando alcuni rapporti e quindi producendo un'immagine irreale, che nessun percezione visiva restituirebbe nella realtà. Lo stesso vale per il bianco e nero. Chi guarda un’immagine completamente priva di colore entra in contesto percettivo diverso e non ha di certo la sensazione che la scena fotografata potesse essere davvero in bianco e nero. Se invece, come andava di moda una trentina di anni fa - con pessimi risultati, tolgo colore ad un solo elemento all'interno di una foto, sto di nuovo alterando il contesto percettivo. Chiaramente, se questo discorso vale per i colori, figuriamoci per i pixel, gli elementi costitutivi di un’immagine digitale. Se sfoco l’intera foto è leale, se sfoco solo un elemento per farlo notare meno è pericoloso.
Il limite etico lo si sorpassa quando si rompe il legame di fiducia tra le parti. Tra chi fotografa – forse addirittura tra chi è fotografato – e chi fruisce della foto, si instaurano tanti “patti fiduciari” fondati sul rapporto di corrispondenza tra referente e rappresentazione. Nel caso in cui anche una sola delle parti venga meno all’obbligo di lealtà con la precedente o la successiva, l'equilibrio si infrange e si apre la porta a molteplici possibilità di mistificazione. Un fotografo può mettere in posa il proprio soggetto, costruire una scena, inventare un contesto e perfino disseppellire cadaveri. Un post-produttore può eliminare porzioni dell’immagine originale, clonare pixel, allungare o accorciare oggetti, cambiare il colore di una bandiera. Un photoeditor può costruire o alterare una storia, selezionando alcune foto e non altre, manipolando con omissioni o scegliendo foto fuorvianti. Un editore può censurare, nascondere o semplicemente scegliere le immagini in funzione di criteri utilitaristici e non di onestà intellettuale. In questa “filiera” chiunque ha la sua specifica responsabilità e le sue eventuali colpe, volontarie o involontarie. Ho imparato dai grandi fotografi, ma anche dai grandi photoeditor, che il trucco, la soluzione, è la curiosità e la voglia di studiare. Le foto più belle, le più emozionanti, non le ho lavorate in studio, nella mia stanza col monitor supercalibrato e la connessione 100 megabit, ma col portatile al mare, in cima a un monte o meglio ancora, direttamente insieme al fotografo, nei luoghi dove le foto erano state scattate.
- In definitiva; è foto manipolazione l’immagine che contiene elementi tali che nella realtà non trovano alcuna logica e portano a dare un significato diverso da quello che avrebbe avuto senza.
--Enzocala 11:17, 8 set 2013 (CEST)